CENTRO - Giunge alla 14a edizione il Presepio meccanico che l’associazione Trofarello paese dei Presepi ha allestito presso la Chiesa di San Giuseppe.
Il presepio negli ultimi anni è stato indicato come uno dei presepi di interesse provinciale dalle guide specializzate e quest’anno prevede l’esposizione di 75 personaggi in movimento a cui se ne aggiungono oltre 150 fissi.
L’allestimento 2018 prevede il completamento del percorso Evangelico: Annunciazione, Censi-mento, Ricerca dell’alloggio, Annuncio ai pastori e Natività.
L’inaugurazione è prevista per sabato prossimo 8 Dicembre alle ore 15.
Il Presepe sarà visitabile fino al 6 gennaio 2019 tutti i giorni feriali dalle 16 alle 18, mentre nei giorni festivi e prefestivi l’orario è dalle 15 alle 18. Il mercoledì apertura straordinaria anche dalle 10 alle 12. Ingresso gratuito.
Ma entriamo nel vivo del presepe con il presidente dell’associazione Franco Ferrando. «Il presepe è nato nel 2004 dopo un esordio l’anno precedente nella chiesa parrocchiale.
Successivamente con l’entusiasmo di don Sergio che ci ha sempre incoraggiato siamo andati sempre avanti e siamo arrivati alla 14a edizione – esordisce Ferrando – Non posso dire senza difficoltà perché i volontari sono sempre di meno. Abbiamo comunque un grande spirito di collaborazione che ci permette di andare avanti. Con questa edizione completiamo il racconto evangelico introducendo il quadro dedicato alla Ricerca dell’alloggio. Ci sono alcuni nuovi movimenti. L’ambientazione vede qualche variante rispetto agli anni scorsi. Avendo a disposizione la chiesetta possiamo lavorare durante l’anno permettendoci di fare aggiustamenti anche più complessi. Faremo anche aperture straordinarie per i ragazzi delle scuole. L’anno scorso – conclude Ferrando – il nostro presepe è stato indicato dalla stampa specializzata tra i primi 5 presepi da visitare della provincia di Torino».
CENTRO - Sembrerebbe un problema di soldi la causa del disservizio che la mattina presto porta molti cittadini trofarellesi a rinunciare al pullman per mancanza di spazio nell’autobus. Problema economico perché non essendoci soldi non si possono aumentare le corse nella fascia oraria incriminata. Problema che si ripropone tutti gli anni. «Il problema riguarda sia l’andata verso la scuola che il ritorno a casa – spiega il portavoce del comitato spontaneo Domenico Varesano – L’autobus che i ragazzi devono prendere assolutamente per arrivare in orario a scuola è quello che prevede la corsa delle 7,07. Il mezzo arriva alla fermata di Trofarello già carico e molti studenti non riescono a salire. Chi riesce a salire non riesce a timbrare la tessera, perché il pullman è troppo pieno. Allora noi genitori ci siamo organizzati per portare i ragazzi a scuola ed ovviare al problema. Resta il fatto che, a questo punto, non esiste il servizio di trasporto pubblico. Poi lo stesso problema si ripropone al ritorno, sia per la salita che per la discesa dall’autobus. Spesso scendono alla successiva fermata rispetto a quella dove dovrebbero scendere. A volte anche due fermate dopo. Per non parlare del problema di sicurezza. Stipati in quel modo i ragazzi non viaggiano in sicurezza e si rischia l’infortunio. Chiediamo venga potenziata la tratta con un altro autobus in quella fascia oraria». Il sindaco Visca ha preso carta e penna ed ha scritto alla Gtt ed alla Agenzia Metropolitana dei Trasporti. «Non è possibile che la situazioni rimanga invariata. Abbiamo segnalato il disservizio. L’anno scorso era stato risolto tutto dimezzando il carico per la corsa che ha la criticità, raddoppiando i mezzi che la effettuavano. Al di là dei problemi di trasporto ciò che mi preoccupa è la sicurezza. Se si apre una porta all’improvviso può verificarsi un incidente grave. è importante che vengano prese le giuste soluzioni per dare un servizio corretto».
CENTRO – L’integrazione è servita a tavola. Un tripudio di Jasmine, Juliette, Fayola, Chinara, Anyango. Nomi inconsueti che nascondono culture e piatti diversi. L’integrazione culturale parte dalla tavola e dalla condivisione. Si è consumato domenica il pranzo multietnico organizzato dall’associazione 10 marzo. «Un primo esempio di integrazione che speriamo sarà seguito da molti altri. Il gruppo 10 marzo, nato a Trofarello come risposta ai fatti di Macerata, si è posto come obiettivo l’inclusione delle persone immigrate nel nostro territorio.
Domenica 28 ottobre la prima realizzazione concreta del nostro ideale: un pranzo all’oratorio San Giuseppe che ha coinvolto persone di differenti nazionalità e di differenti regioni d’Italia in un’atmosfera di calda e vera amicizia.
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La giornata è iniziata come un laboratorio che ha visto protagonisti adulti e bambini nell’organizzare piatti tipici, ornati della bandierina del paese di provenienza, allegata ai relativi ingredienti – spiega Adriana Cortassa per il gruppo 10 marzo – Il risultato è stato un trionfo di piatti: dalle orecchiette pugliesi al cous cous senegalese, dal riso el moro della Repubblica di Santo Domingo al chico balançado brasiliano.
Sì, perché il nostro territorio dispone di risorse veramente eccezionali ed a noi sconosciute, ma se solo uniamo le nostre energie e le nostre competenze otteniamo un caleidoscopio di ricchezze, bellezze e di culture che si incrociano e si completano.
Così non abbiamo bevuto solo acqua e vino, ma anche thé alla menta marocchino e KarKadé congolese, abbiamo assaggiato cibi piemontesi, come il classico antipasto ed i peperoni con la bagna caoda e polpette calabresi di Riace, acciughe al verde e melanzane alla parmigiana calabresi.
I dolci sono poi stati la cornice di un puzzle variegato e profumato: il dulce de leche cubano accanto a tiramisu succulenti e torte farcite con panna o farina di nocciole.
La macedonia poi aveva la pretesa di essere internazionale e le caldarroste di scaldare il cuore in una giornata di pioggia.
Si sono festeggiati anche due compleanni ed un po’ di musica ha concluso un pranzo unico nella sua diversità – continua la Cortassa – Un grazie particolare lo dobbiamo a Don Sergio che ci ha ospitato con grande disponibilità e a tutti coloro che si sono prestati con la loro partecipazione per rendere questa giornata unica. Ci siamo lasciati con il desiderio comune di ripetere questa esperienza così significativa, coinvolgendo più persone, così che il messaggio di unione, solidarietà e pace si possa diffondere il più possibile in un periodo storico in cui sembrano dettar legge l’odio e la discriminazione – conclude la portavoce del gruppo 10 marzo Adriana Cortassa – Noi ci impegneremo sempre perché possa prevalere l’unione sulla disgregazione, la pace sulla guerra, l’amore sull’odio, perché crediamo con tutta la nostra forza, con tutti noi stessi, che gli uomini devono avere tutti gli stessi diritti, che è un caso se qualcuno di noi è nato nella parte più fortunata del mondo e che è nostro dovere restituire ciò che per secoli è stato tolto alle popolazioni del sud del mondo».
CENTRO – Arrivano in città le guardie faunistico ambientali volontarie. Metteranno a disposizione la loro esperienza per realizzare in città una attività di controllo e rieducazione. Guardie faunistiche-zoofilo-ambientali che sono state chiamate in città per fare un lavoro di sensibilizzazione al rispetto di ambiente e natura. «Abbiamo siglato la convenzione con questa associazione di volontariato per rimettere a posto ordine e pulizia in questo paese – esordisce il sindaco Gian Franco Visca in conferenza stampa – Abbiamo situazioni in città abbastanza critiche dovute a maleducazione e mancanza di rispetto verso il territorio. Non avendo la forza materiale di personale dipendente del comune abbiamo pensato di affidarci alla collaborazione di questa associazione che sa fare questo tipo di lavoro. Grazie alla collaborazione del consigliere Stefano Napoletano, gli assessori Bozzo e Bruno ed il capogruppo Miletto oggi siamo qui a siglare questo accordo con questo gruppo che ci aiuterà nella cura del territorio. Ribadisco il concetto importante che vorrei che passasse ben chiaro: non abbiamo portato i gendarmi a Trofarello, abbiamo portato a Trofarello delle persone che noi riteniamo degli educatori. Attraverso la loro presenza in città i trofarellesi capiranno che il territorio resterà pulito nella misura in cui noi la teniamo pulita» conclude Visca.
«Abbiamo bisogno di un aiuto, abbiamo bisogno che queste persona che rappresentano una associazione zoofilo-ambientale giri per il nostro territorio e possa portare i propri valori statutari – spiega il consigliere Stefano Napoletano – Valori che si rifanno al rispetto per l’ambiente, per il patrimonio faunistico e zoofilo. Questo tipo di lavoro sarà effettuato in divisa, facendo una grande operazione di educazione civica, parlando con le persone per far conoscere ai cittadini i regolamenti ed il modo in cui i parchi e giardini pubblici devono essere vissuti dai trofarellesi e dai loro amici a quattro zampe. Al centro dell’opera di sensibiizzazione ci saranno sicurezza, ecologia, sicurezza urbana e rifiuti. Il tutto per migliorare la qualità della vita nei giardini pubblici» conclude Napoletano. «Si tratta di un altro obiettivo raggiunto – commenta l’assessore all’ambiente Carmelo Bruno – Un provvedimento per aumentare la sicurezza in città che è anche una tangibile risposta a chi dice che non lavoriamo sulla sicurezza del territorio». «Un intervento necessario – aggiunge l’assessore Nello Bozzo – Ultimamente si stanno verificando piccoli problemi di ordine pubblico, sciocchezze che comunque creano, oltre a danni anche insoddisfazione, malessere e malumore nei cittadini che rispettano le leggi». «Vorrei sottolineare il coinvolgimento di tutti i consiglieri per portare questa associazione in città che permetterà di educare i cittadini al rispetto dei loro beni pubblici come parchi e strade – spiega Giorgio Miletto – Non sono sceriffi ma persone che aiuteranno a mantenere più in ordine e più pulita la città».
Marianna Ladisa è il coordinatore Italcaccia per la regione Piemonte: «Siamo stati incaricati di cercare di reprimere il degrado che ad oggi sussiste in città. Ci occuperemo di rifiuti, deiezioni dei cani ed altre cose inerenti all’ambiente. All’inizio cercheremo di istruire la cittadinanza per il buon senso della convivenza. Dopodichè vedremo cosa fare. Siamo pubblici ufficiali, guardie volontarie e crediamo in quello che facciamo. Lavoriamo perché anche gli altri credano nei nostri valori». E nel caso in cui questi messaggi non venissero recepiti e i cittadini non si comportassero in modo civile? «Il non rispetto delle normative potrebbe far scattare le sanzioni previste dai regolamenti comunali». La convenzione, che avrà durata sperimentale di un anno, prevede un compenso annuale di 1500 euro.
I numeri della forza in campo
Ma quanti operatori conta l’associazioine di volontariato e come si svolgerà il servizio in città?
«Il nostro gruppo conta circa una trentina di componenti. Al servizio in città parteciperanno più o meno tutti con delle squadre di minimo due persone. Poi, in base alle necessità ed ai luoghi, le squadre potrebbero aumentare a tre, quattro – spiega Marianna Ladisa – Dipende un po’ dalla disponibilità dei volontari. Sono tutte persone che lavorano e che dedicano il loro tempo libero a questo tipo di volontariaro. I turni prevederanno sia appostamenti in zone critiche in divisa ed anche servizi in borghese. Appostamenti, se necessario, anche nelle 24 ore». E per quanto riguarda le deiezioni degli animali? «Si tratta di un problema diffuso nei comuni. Presenzieremo per controllare sia in divisa che in borghese – puntualizza Franco Braggio sovraintendente Capo Italcaccia – E se sarà necessario verranno comminate le prime sanzioni. Il passaparola aiuterà a creare una coscienza comune».
CENTRO – Primi classificati nella categoria maxi-emergenze alla XXIV edizione delle Gare Nazionali di Primo Soccorso della Croce Rossa Italiana Primi tra le 20 squadre di volontari provenienti da tutte le regioni italiane. E la squadra del Piemonte si è piazzata al primo posto, vincendo la competizione, dopo aver superato brillantemente 10 estenuanti prove. Fra i componenti della squadra ci sono Stefano Callea, da 14 anni in Croce Rossa e Samantha Scalise, volontaria da 18 anni e componente del gruppo di protezione civile che sono volontari ma anche coniugi dal 22 aprile. Un bel risultato? «Si, siamo molto contenti. Certo è un gioco ma siamo andati all’incontro per vincere – spiega Callea che della squadra del Piemonte è anche il capitano – Si affrontano situazioni molto realistiche per cui bisogna ragionare come se fossi sulla scena di un incidente». Ma nella realtà come fate a mantenere la necessaria lucidità? «Così come per queste gare facciamo continui addestramenti ed aggiornamenti che ci permettono di avere ben chiaro quello che dobbiamo fare. Certamente nella realtà entra in gioco il fattore emotivo». «è stata una esperienza forte – commenta Scalise – abbiamo lavorato molto. Per scaramanzia non pensavamo di poter vincere ma certo siamo andati ai giochi per fare bella figura. Era una cosa che sognavamo da tempo». Cosa si prova ad essere volontario di Croce Rossa? «è la vita – sentenzia Scalise – Non c’è un particolare sentimento. è una esperienza che dovrebbero fare tutti. La Croce Rossa ha attività a 180 gradi». E poi in Cri avete trovato anche l’amore. Quindi si può dire che amore porta amore? «Sì, certo».
CENTRO - Si è lanciata col paracadute da 5mila metri di altezza per una promessa fatta al papà. Monica Calissano, 51 anni, è infermiera professionale al reparto cardiologia del S. Croce di Moncalieri. Marta, Matteo, Michele e Massimo sono i 4 figli che insieme al marito Marco, durante l’estate scorsa, l’hanno salutata mentre saliva su un aereo diretto sui cieli del pinerolese alla volta dei 5 mila metri per poi precipitare nel vuoto con il proprio paracadute. «Il frutto di una promessa che feci a mio padre Delio, mancato tre anni, nel luglio del 2014. Aveva fatto il pracadutista negli anni ’50 ed era rimasto appassionato di paracadutismo. Durante una conversazione gli promisi, tra il serio e lo scherzo, che se avessi raggiunto un determinato obbiettivo nella mia vita avrei fatto una cosa molto particolare. Lui mi propose di gettarmi col paracadute come avrebbe fatto lui ed io accettai – racconta la Calissano con l’emozione di chi pensa ad un padre scomparso – Con l’orgoglio di padre mi disse che era sicuro che ce l’avrei fatta, essendo simile a lui di carattere. Mio padre è stato un grande esempio per me ed un punto fermo fondamentale per la mia crescita e formazione. Compiuti i 50 anni le mie amiche mi hanno fatto questo regalo. Sapevano che avevo questa cosa in sospeso e mi hanno regalato il lancio. Ho rimandato un paio di volte per motivi di meteo e di lavoro e poi, durante l’estate scorsa, ho fatto il salto. Il 22 luglio siamo andati nel campo di decollo di Garzigliana, dalle parti di Pinerolo, con mio marito e due dei quattro figli. Naturalmente è stato un lancio in tandem, con un istruttore che mi ha dato una infarinatura su quello che mi sarei dovuta aspettare dal lancio e quello che avrei dovuto fare in volo. Una infarinatura sui comandi e le operazioni da fare quando, a 5 mila metri d’altezza, non puoi parlare con il tuo tutor e poi ci siamo lanciati. Eravamo quattro coppie formate da lanciatori ed istruttori. Io con il mio istruttore ci siamo lanciati per primi ed arrivati per ultimi. Abbiamo fatto un bel giro e quindi ci abbiamo messo un po’ di tempo in più». Che sensazioni ha provato a fare una cosa così inconsueta? «La sensazione è difficilmente descrivibile. I sensi sono azzerati. Salivazione azzerata ed adrenalina a palla. Ho provato una sensazione di pace assoluta che peraltro mi è durata per qualche giorno. Eravamo ad una altezza dove la temperatura stimata era intorno ai 5, 6 gradi ed io non ho assolutamente avvertito freddo. Così come non ho avvertito fastidio con l’aria. è la sensazione che si prova volando.
Prima del lancio c’era quel giusto timore che è giusto che ci sia. Chiaramente mi sono affidata a persone che fanno questo lavoro e che hanno a cuore la loro sicurezza prima di tutto. è comunque stata una splendida esperienza. Il panorama mozzafiato circostante, la montagna, i campi, ti rendi conto che questo mondo, visto dall’alto è meraviglioso». I suoi figli e suo marito cosa hanno detto? «Mio marito mi ha sempre appoggiato nelle scelte di varia natura che ho fatto nel corso della nostra vita insieme. Anche se magari lui non farebbe mai una cosa del genere perché non è nel suo carattere. Ma in questo ci compensiamo l’uno con l’altro. I ragazzi avevano un minimo di timore ma comunque sono stati contenti che abbia fatto questa impresa». Ripeterebbe questa esperienza? «C’è stato un momento, subito dopo, in cui ho pensato di fare il corso di paracadutismo. Poi ho pensato che potevo anche evitare. Certo può essere terapeutico per scaricare le tensioni. Magari un giorno potrei fare un salto in mare, dicono sia ancora meglio».
Sono stati 35 i volontari che domenica mattina 24 settembre hanno lavorato per pulire 6 diverse zone di Trofarello in occasione dell’iniziativa “Puliamo il mondo”, proposta dall’associazione Legambiente e patrocinata dal Comune di Trofarello. «Le strade e le rive cittadine non sono risultate particolarmente sporche – hanno commentato gli organizzatori della manifestazione e l’assessore all’ambiente Carmelo Bruno – Resta comunque una importante testimonianza culturale che promuove il costante impegno del rispetto per l’ambiente». In fase di studio la pulizia delle strade e delle rive di campagna in collaborazione con gli agricoltori di Trofarello. Iniziativa proposta dal presidente del Consiglio Comunale, Beppe Scaglia. Reportage video sulla pagina Facebook de “la città di Trofarello”.