Il partigiano Peppino, compare un documento firmato dal maresciallo Alexander

CENTRO - E’ spuntato dal fondo di un cassetto, avvolto, a sua volta, in un foglio di carta il documento di cui i parenti del patriota partigiano Giuseppe Chiono avevano sentito parlare a lungo, senza però mai vedere. Un diploma che incorona Giuseppe Chiono, partigiano patriota.  Solo mettendo in ordine i parenti hanno avuto conferma dell’esistenza. «Mio zio ci aveva sempre parlato di questo certificato che porta la firma di Harold Rupert Alexander, maresciallo e comandante supremo delle forze alleate del Mediterraneo durante la fase finale della guerra e della Resistenza nel Nord Italia tra il 1944 e il 1945 – spiega il nipote Luigi Bianchi – Ma non lo avevamo mai visto». Era umile il partigiano Peppino ed anche in famiglia non aveva mai ostentato quel pezzo di carta che ne decretava ufficialmente la militanza tra le brigate partigiane ma che anche in famiglia non aveva mai fatto vedere. «Ci diceva sempre, quando gli chiedevamo di vedere quella particolare documentazione, che l’avremmo ritrovata in un cassetto, quando non ci sarebbe più stato – conclude Bianchi – così è stato. Ci aveva sottolineato più volte che un documento del genere non era in possesso di tutti i partigiani, rimarcandone il valore affettivo che comunque non voleva condividere con noi. Era una cosa sua e noi non lo abbiamo mai forzato nel farcelo mostrare. Oggi che lo zio non c’è più lo abbiamo trovato con molto orgoglio e soddisfazione». Il certificato dichiara in modo solenne la gratitudine delle forze armate alleate al partigiano trofarellese: «Nel nome dei governi e dei popoli delle Nazioni Unite, ringraziamo Chiono Giuseppe di avere combattuto il nemico sui campi di battaglia, militando nei ranghi dei patrioti tra quegli uomini che hanno portato le armi per il trionfo della libertà, svolgendo operazioni offensive, compiendo atti di sabotaggio, fornendo informazioni militari. Col loro coraggio e la loro dedizione i patrioti italiani hanno contribuito validamente alla liberazione dell’Italia e alla grande causa di tutti gli uomini liberi – prosegue il diploma firmato da Alexander – Nell’Italia rinata i possessori di questo attestato saranno acclamati come patrioti che hanno combattuto per l’onore e la libertà». Conosciuto in paese come “Peppino”, Giuseppe Chiono, era nato a Levanto il 14 febbraio 1924. Chiono arrivò prima a Rivoli con tutta la famiglia per andare a lavorare giovanissimo come operaio alla Lip, fabbrica per la lavorazione dei pellami. Nel 1936, a seguito del trasferimento dell’azienda di pellami a Trofarello, Peppino segue il lavoro ed arriva in città. Oltre ad una nuova casa Peppino trova l’amore. Qui sposa infatti Pasqualina Tortello, da cui ebbe un figlio, Domenico, scomparso prematuramente a soli 21 anni, nel 1972 per problemi di cuore. Peppino era stato dichiarato rivedibile alla visita di leva ma poi nel 1944 fu chiamato alle armi egualmente. Non si presentò e, assieme a due amici, si rifugiò nella campagna trofarellese. Decise di andare a fare la sua battaglia contro i tedeschi insieme ad alcuni amici di Moriondo e di Palera che erano tra i partigiani. Destinazione è la Val Maira nelle formazioni del Partito d’Azione di Duccio Galimberti.

«Io non ho mai fatto la politica, l’ho capito dopo che anche tra i partigiani c’era la politica. Allora eravamo soprattutto contrari al tedesco» aveva raccontato al professor Corrado Malandrino il partigiano Peppino, quando lo intervistò per la stesura del libro “Tra metropoli e campagna: storia di Trofarello. Una comunità locale tra ‘800 e ‘900”. Giuseppe Chiono fece parte delle brigate Giustizia e libertà dal 9 giugno 1944 al 2 maggio 1945. Andato in pensione nell’84, rimase vedovo nel ’99. E’ scomparso il 17 maggio 2016, la sua salma è stata tumulata nella tomba di famiglia al cimitero capoluogo.

 

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