Un terremoto terribile con decine e decine di morti tra Lazio e Marche. Mentre la protezione civile è ancora impegnata nelle operazioni di salvataggio e le autorità fanno la conta delle vittime, la gente si chiede il perché di una tragedia così grande. Lo abbiamo chiesto ad un illustre trofarellese che di geologia se ne intende parecchio. Mimmo Tropeano è stato per anni responsabile del CNR, geologo esperto di eventi calamitosi idrogelologici. Tropeano, come mai questa zona è così martoriata? «Gli Appennini sono la zona principale di scorrimento della placca africana sulla placca euro-asiatica. I due continenti premono tra di loro e, parlando in termini terra terra, l’Italia si contorce per effetto di queste spinte tangenziali. Abbiamo migliaia di detriti e sedimenti alluvionali, di depositi che vanno dal cretaceo al quaternario, che determinano delle faglie che fanno scorrere intere conformazioni geologiche, le une sopra le altre. Tutte queste pile geologiche scorrono e creano i terremoti rilasciando energia. Si tratta di zone conosciute da tempo. Non è possibile prevedere i terremoti ma è possibile avere una mappatura abbastanza chiara di quelle che sono le zone sismiche, anche in base ai dati storici. A livello qualitativo si conoscono benissimo tutte le zone sismiche, a livello numerico è difficile dire dove, come e quando con precisione si verificherà un terremoto – spiega Tropeano – Quello che però mi dispiace constatare, dopo 45 anni di lavoro nell’ambito delle calamità naturali, è che ci sono edifici che non rispettano le norme di sicurezza. Certo è anche una questione economica. Non si può certamente radere al suolo le case costruite prima degli anni ’70, quando le abitazioni non erano ancora costruite con criteri antisismici, per essere ricostruite con le nuove tecniche progettuali». Come può l’uomo limitare i danni a questi eventi calamitosi? «Purtroppo l’unica cosa è costruire con criteri antisismici o studiare tecniche per rinforzare le strutture abitative esistenti. Mancando poi il denaro si spera sempre che questi eventi non accadano. Si sa che molte zone della penisola italiana come Sicilia, Calabria, Emilia Romagna, Marche ed Umbria, la cosiddetta dorsale appenninica, sono soggette a questa torsione. La parte dell’Italia in cui viviamo noi, a ridosso delle Alpi, ha un movimento antiorario che ha un andamento differente». Parliamo di Trofarello. «Trofarello è in una zona moderatamente sismica, abbiamo registrato un terremoto solo poche settimane fa con epicentro nella zona di Pinerolo. E’ una prova che anche nella nostra zona la terra si muove sotto i nostri piedi. Ho preso due misure proprio poco tempo fa, prendendo come punto di riferimento la Torre Civica che si è conservata nel corso dei secoli. Bene, negli ultimi anni la Torre Civica ha preso una pendenza di due gradi verso nord ovest rispetto alle misurazioni fatte quattro anni fa, in cui l’inclinazione non era così forte. Naturalmente non c’è alcun pericolo e questo tipo di misurazione ci permette solo di avere un marker visuale, nulla di scientifico. Ma è comunque una buona cartina di tornasole – precisa Tropeano – C’era stato un terremoto nel 2001 che a Trofarello si era sentito in modo molto pronunciato. Nel sottosuolo di Trofarello esistono diverse faglie. Una ad esempio si sviluppa lungo tutta l’asse di via Torino. Anche via Nino Costa che presenta una fortissima pendenza, segue l’andamento di un piano di faglia. La collina che sale su abbastanza decisamente è un sintomo dell’esistenza di una faglia sottostante. La faglia corre appunto lungo l’asse di via Torino. Il fatto che ci siano delle faglie è importante perché sono le zone in cui si scarica l’energia del sottosuolo – concludeTropeano – Se fosse tutta una struttura rigida sarebbe molto peggio».
Roberto D’Uva