CENTRO – Giancarlo Capolongo è il cittadino dell’anno 2016. Lo ha decretato la giunta dietro proposta del sindaco Gianfranco Visca. «Persona impegnata nella cura del prossimo senza aspettarsi nulla in cambio, che ogni giorno con il suo lavoro, la sua serietà e il suo impegno ci rende orgogliosi di appartenere a questa comunità. Nell’espletamento di questo impegno, che considera una missione, non ha mai lesinato mezzi e tempo sottraendoli spesso a se stesso e la sua famiglia, destando sempre profonda ammirazione e rispetto». Con questa motivazione il primo cittadino Visca ha insignito Giancarlo Capolongo della massima benemerenza cittadina, assegnata l’anno scorso a Ermanno Ubertino.
«Scegliere il primo cittadino dell’anno è un impegno grande e gravoso, non semplice da assolvere in quanto Trofarello e ricca di persone meritevoli – continua Visca – Grazie a dei concittadini speciali riesci a portare fuori dai confini la sua caratteristica migliore, guardare cioé al futuro con occhi pragmatici, entrare nella dimensione del sociale e portare soluzioni possibili».
Capolongo è molto conosciuto in città, sia per le sue capacità musicali, in quanto presidente della Entertainment Easy Big Band, sia per le sue attività di volontariato all’interno dell’Auser di cui ricopre la carica di presidente. «Ho cominciato a frequentare l’oratorio salesiano dalle scuole elementari. Ho vissuto dalla prima infanzia all’adolescenza con gli insegnamenti di Don Bosco: l’amicizia, la solidarietà, l’amore per il prossimo, l’onestà. Sono valori che non ho mai dimenticato. Ancora oggi dopo più di cinquant’anni, tutti gli anni mi ritrovo con gli allievi di allora. Proprio all’oratorio ho cominciato a suonare, all’età di 12 anni – spiega Capolongo – Mi sarebbe piaciuto suonare il sassofono ma don Quarello aveva bisogno che qualcuno suonasse il flicorno baritono ed io cambiai strumento. Passai al trombone. Mi appassionai alla musica jazz ascoltando le grandi orchestre americane e, a soli 16 anni, nel 1954, suonai alla Rai con il gruppo di musicisti della banda del Monterosa. A 19 anni incominciai a lavorare alla compagnia telefonica come operaio di rete. Lavorando mi diplomai geometra. L’azienda si trasformò in Sip, presso la quale ho lavorato per 41 anni fino alla trasformazione in Telecom. Nel 1965 mi sono sposato nella parrocchia di Trofarello con Maria Ausilia con cui ho avuto due figli: Pier Carlo e Federico. Nel 1996 sono andato in pensione. Per 4 anni ho continuato a lavorare come consulente come direttore dei lavori in un’azienda di Milano». E la musica? «La musica è sempre stata mia grande passione negli anni ‘60, 7’0 suonavo in un’orchestra da ballo. Ho comunque trovato sempre il tempo per studiare e lavorare senza fare assenze e riuscendo a stare in famiglia con i miei due bambini, con l’aiuto e la pazienza di mia moglie. Quando nel 1980 mi sono trasferito a Trofarello mi sono iscritto alla banda Santa Cecilia, dove suono tutt’ora. Nel contempo con altri musicisti abbiamo formato l’orchestra Easy Big Band, suonando la musica che più c’era congeniale, la “swing music”. Altro passo importante della mia vita è stato l’ingresso come volontario dell’Auser dove ho capito cosa significa essere volontario. L’Auser è attiva fin dal 1989 con i primi volontari che usavano le loro vetture per accompagnare le persone anziane nelle strutture sanitarie. Nel 2009 sono stato eletto presidente dell’Auser e le ore di impegno sono aumentate molto, perché oltre agli accompagnamenti devo occuparmi della contabilità, dei rapporti con l’Auser provinciale, delle riunioni del direttivo e tanto altro. Il mio impegno e quello di tutti i volontari dell’Auser non basterebbe senza l’indispensabile aiuto economico dell’amministrazione comunale che fin dalla sua fondazione non ha mai fatto mancare il contributo necessario per le spese di gestione. Oltre al contributo economico abbiamo avuto in prestito d’uso una vettura, un automezzo con sollevatore, un Fiat doblò con sollevatore e, dal luglio 2014, i locali per la nostra sede al centro Marzanati. Con il volontariato – conclude Capolongo – si dimostra che, attraverso l’impegno comune di persone e di istituzioni, gli anziani non si riducono a meri consumatori di servizi e a portatori di bisogni sociali. Con il supporto di associazioni come l’Auser e di tutte le altre associazioni che operano nel sociale, l’idea di vecchiaia non è intesa più come periodo residuo della vita».
Roberto D’Uva