CENTRO – Coro di “No” per il nuovo regolamento della mensa. Proposta e Rifondazione Comunista si inalberano per la delibera del Consiglio Comunale che detta come trattare i pasti delle famiglie morose. «Proposta difende le famiglie trofarellesi che pagano regolarmente la mensa, chiede il recupero dei debiti dovuti, respinge il nuovo regolamento che scarica sui bambini e sulla scuola un problema che il Comune non ha saputo risolvere – esordisce Emilia Tiso – Per questo Proposta ha votato contro il nuovo regolamento della mensa comunale. Usufruire di un pasto fresco, cucinato a scuola, ad un prezzo equo e proporzionato al reddito, è una grande opportunità, per i bambini, per le famiglie, per la Scuola stessa. È un’opportunità che Proposta difende come interesse di tutti. Invece che cosa è successo? L’Amministrazione in questi anni non ha saputo risolvere il problema, e oggi dice di voler intervenire a “tutela delle famiglie che pagano”. È grave aver accumulato un credito così alto, grave, depauperante, rischioso…. E il Sindaco parla di “morosi storici”, addirittura irreperibili! Pensare, da parte dell’Amministrazione, di “risolvere” il problema dell’evasione togliendo ai bambini il diritto al pasto, è delegare alla Scuola la soluzione di un problema che della Scuola non è, ma è del Comune. Proposta chiede: che l’Amministrazione renda pubblici, nel rispetto della privacy, i dati sulla morosità, intervenga con tutti gli strumenti a disposizione rispetto a chi evasore è senza motivo, affronti il problema di chi è in difficoltà con rispetto per le persone, a cominciare dai bambini, sollevi la Scuola da responsabilità che non le competono e a cui non può fare fronte. Perché queste scelte vengano fatte, questi principi si affermino – conclude la Tiso – Proposta si batterà con tutte le sue forze». Fa eco con tutta una serie di interrogativi il gruppo Pajetta di Rifondazione Comunista. «Sconforto, rabbia, sdegno: questi sono i sentimenti suscitati dalla decisione dell’Amministrazione comunale di smettere di fornire i pasti ai bambini i cui genitori non sono in regola con i pagamenti. Non si è sempre detto che le colpe dei genitori non devono ricadere sui figli? Privare i bambini del pasto non segue la stessa logica dei mafiosi quando, volendo colpire qualcuno che, però, è irraggiungibile, si vendicano sui congiunti più prossimi? Cosa proverà un bambino che vedrà rifiutarsi il pranzo? E i suoi compagni lo derideranno, lo emargineranno? Come elaborerà l’umiliazione che ne deriva? A quali comportamenti concreti impronterà la sua vita da adulto, sulla base di simili esperienze? Che idea si faranno, tutti, di valori come la solidarietà a cui, a chiacchiere, sono costantemente sollecitati dagli adulti ad aderire? Maestre e maestri si adegueranno senza fiatare a questa pratica finora inaudita, almeno a Trofarello? Gli psicologi sono stati consultati? Qual è il loro parere? – si interrogano alla sede del circolo Pajetta – Per anticipare l’accusa di populismo che ci sarà immancabilmente scaraventata addosso, avanziamo una proposta concretissima: il servizio sia a completo carico della fiscalità generale. Questo implicherà un aumento delle tasse? Non è affatto detto! Ma, se anche dovesse essere necessario, siamo certi che è possibile disegnare una curva di prelievo più rispettosa del principio costituzionale di progressività del carico fiscale. Resta salva la possibilità per l’Amministrazione di trovare un modo, se ne è capace, di riscuotere quanto dovuto dai genitori colpevolmente inadempienti. D’altra parte, non merita, un tale servizio, di essere assicurato a tutti, universalmente, con imparzialità e uguale qualità? Chi ritenesse di rispondere negativamente a questa domanda, meglio farebbe ad assumersi la responsabilità di abolirlo del tutto piuttosto che farne fonte di odiose discriminazioni! Tutto ciò non ci esime dal biasimare quei genitori che, pur avendone la possibilità, si sottraggono ai loro doveri civici, dando un pessimo esempio ai propri figli».