Il vice sindaco torna sulla questione tigli: «Sostituire un’alberata vecchia e pericolosa con un maggior numero di alberi non è cementificare. Capisco il valore affettivo, ma prima viene la vita delle persone».
La petizione popolare presentata a cura del M5S – discussa nel corso dell’ultimo consiglio comunale – volta alla salvaguardia dei tigli coinvolti nei lavori di sistemazione dei marciapiedi di via Torino – è stata respinta, con voto unanime della maggioranza, il supporto di parte dell’opposizione (Tiso e Fabaro) e l’astensione di Maggio e Tozzoli.
Tomeo, i tigli sono dunque condannati. E’ stato proprio impossibile salvarli?
«Innanzi tutto precisiamo che sin dalle fasi preliminari di progetto noi siamo partiti con l’intento di salvaguardarli, commissionando un primo studio ad un agronomo per valutarne lo stato generale. Stiamo parlando di nove piante, posate 70 anni fa, quando la circolazione stradale era molto diversa da ora. Queste piante hanno un apparato radicale estremamente superficiale, perché la terra in cui sono state poste è una terra dura, fortemente costipata. I tigli per prendere l’acqua di cui hanno bisogno (400 litri al giorno ciascuno!) hanno bisogno di radicarsi in un certo modo, per potersi mantenere in salute. Si tratta dunque dei residui di un alberato che potrebbe vivere ancora – forse – due o tre anni».
Alcuni dicono che sarebbe stato meglio non farli affatto i marciapiedi, dovendo sacrificare i tigli, anche perché da lì non passa praticamente nessuno.
«Forse non è ancora chiaro che il progetto di via Torino è un progetto volto alla sicurezza stradale. Quando abbiamo preparato il preliminare e lo abbiamo inviato a Roma per l’approvazione e poi di ritorno a Torino per la graduatoria, ci siamo piazzati all’undicesimo posto su ottanta. E questo proprio perché l’intervento interessa un tratto che presenta molte criticità per la sicurezza stradale. Quanto al fatto che ora non ci passa nessuno, lei passeggerebbe in quel punto, così com’è ora? Tornando ai tigli, il problema non sono i marciapiedi. Certamente i lavori di marciapiede farebbero ulteriormente male all’apparato radicale di queste piante, ma lì sotto passa una fognatura mista, nera e bianca, che è rotta in diversi punti e perde liquami. Occorre intervenire, indipendentemente dai marciapiedi. La sistemazione, a carico della SMAT, consisterà nella realizzazione di una camera di contenimento, e questi lavori andrebbero comunque ad incidere sulla radici dei alberi, peggiorandone ulteriormente lo stato di salute».
Ma non è proprio possibile salvarne almeno alcuni?
«Per andare incontro alle richieste della popolazione abbiamo voluto affiancare al primo studio un ulteriore approfondimento, commissionato per analizzare uno ad uno gli alberi interessati. I risultati sono arrivati martedì scorso e sono stati esposti in commissione, proprio in preparazione della discussione sulla petizione. Le essenze sono state catalogate secondo un grado di pericolosità: “A” per rischio escluso, “B” per rischio non immediato, “C” per rischio già presente. Nello specifico è emerso che un tiglio è in condizioni pessime, e deve essere abbattuto con la massima urgenza, indipendentemente dai lavori di marciapiede. Quattro alberi risultano in classe C, quindi a rischio, e tre in classe B. Nessuno in classe A, che è quella di rischio escluso. Nessuno degli alberi interessati è in condizioni di assoluta sicurezza e salute».
Nemmeno quelli di classe B possono essere mantenuti?
«I tre in classe B sono tendenzialmente mantenibili, ma purtroppo sono posti nell’angolo visivo che deve essere sgombrato per la sicurezza stradale. Non possono assolutamente restare dove sono. La vita umana vale di più di un tiglio, che – oltre tutto – in quelle condizioni di altezza, considerando la terra in cui è radicato, non avrebbe comunque lunga vita. Alla luce dei risultati degli studi non si può far altro, ragionevolmente, che abbatterli, prima che cadano, come recentemente successo a Cambiano con alberi dalle caratteristiche del tutto similari».
Diciamo dunque addio al verde.
«Assolutamente no. Non mi spiego perché in tutte queste polemiche ci si “dimentichi” sempre di dire che al posto dei tigli saranno poste nuove essenze, ed in numero maggiore agli alberi abbattuti. Il verde aumenterà, altro che diminuire. Ci sono stati consigliati carpini o olmi, che saranno posti già ad un certo grado di accrescimento per garantire ombra in tempi brevi. Con questi alberi andremo anche a sostituire tutte le piantine esistenti, creando un bel continuo arboreo omogeneo da via Roma in giù. Nello specifico, è prevista la piantumazione di 16 nuovi alberi al posto dei vecchi tigli. Saranno alberi adatti al terreno, sicuri e con un accrescimento che si contiene nei dieci, quindi metri, tale da non creare problemi in futuro. Non capisco come si possa, se si è in buona fede, far passare il messaggio che sia in arrivo una colata di cemento e che il verde venga eliminato. Quando poi questi atteggiamenti provengono da chi vota contro lo stanziamento dei fondi necessari alla bonifica del rio Rigolfo, ora che è comprovato dalle analisi che tale rio è altamente inquinato con sostanze pericolose quali cromo e piombo. Questo senso ecologico ad intermittenza non lo comprendo».
Sandra Pennacini