«Senza di noi sarebbe il caos»

Intervista impossibile ad un cartello stradale

Non fa un lavoro facile, affatto. Nonostante l’arrivo della primavera, stare tutto il giorno all’aperto non fa piacere.

Ma, d’altra parte, lui – e i suoi fratelli – sono tipi tutti d’un pezzo. Un tantino rigidi se vogliamo. Magari non brillano per varietà di argomentazione. Ma sono così convintamente impegnati nello svolgimento del loro lavoro quotidiano da diventare un modello, un esempio di comunità operosa.

Tutto questo impegno nella alte sfere è stato riconosciuto.

Basta far caso a quanti sono ormai. Non passa giorno che non ne spunti uno nuovo, o che il più piccolo lasci il posto ad un fratello più grande. Svolgono così bene il lavoro loro assegnato da essere diventati un pilastro, un punto fermo nelle nostre giornate.

Incontriamo uno di loro dunque, per farci raccontare il lavoro quotidiano e le aspettative.

Si presenti ai lettori

«Io sono l’addetto alle porte della zona industriale. Mi chiamano il Grande. Ho l’onore di aver fatto scuola. Sono stato il primo, credo. Sicuramente sono quello che da più tempo mantiene il posto».

AttenzioneBucheGrande, come si svolge la sua giornata tipo?

«Ho sempre molto da fare. Come potrà intuire non posso distrarmi un attimo, ne va della sicurezza delle persone e delle cose. E’ un lavoro duro, non si stacca mai. Caldo, freddo, poco importa. E quando piove poi, non ci fossi io….»

Come vive il fatto che molti dei suoi fratelli adesso lavorino con lei?

«Beh, che le devo dire… non posso mica essere ovunque. È chiaro che senza di noi non possono più stare. Siamo stati così bravi che si può dire che non ci sia via che non porti il nostro segno. Sono pieno di orgoglio».

E il rapporto con i suoi datori di lavoro?

«Ah guardi, come potrei lamentarmi? Sono apprezzato, moltissimo. Riconoscono il fatto che senza di noi sarebbe tutto più complicato. Li sento spesso parlare, quando capita di incrociarci in occasione di un trasferimento da un posto all’altro. E mi riempie il cuore sentirli dire che senza di me, di noi, non saprebbero proprio come fare».

E l’utenza? Stesso riscontro entusiastico?

«Tocca un tasto doloroso. No, purtroppo devo ammettere che l’utenza, della quale ci preoccupiamo costantemente, non ci apprezza particolarmente. Anzi! Io davvero non capisco. Li sento dire cose incomprensibili, tipo, accidenti, c’è il grande, adesso manco mi pagano! Tutti questi discorsi per me non hanno senso».

Ha provato a chiedere spiegazioni?

«Si, ho provato a chiedere ai miei datori di lavoro, ma ho avuto solo risposte evasive. Sa, io sono un tipo rigido e freddo, non mi piace fare scenate. Ho lasciato perdere, ho cose più importanti di cui occuparmi. Anzi, adesso la pregherei di lasciarmi andare, devo tornare al mio lavoro prima che qualcuno si faccia male».

Ci saluta così il Grande, e torna al suo posto. Sistema il cavalletto e lucida la superficie. Tutto è in ordine. Possiamo stare tranquilli, attenzione buche è di nuovo al nostro servizio.

Sandra PennaciniFish

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