Le “Cuoche e Sarte ribelli” parlanodei centri per i rimpatri

CENTRO – Continua questo mese di settembre con le iniziative dedicate al tema delle migrazioni; dopo la mostra che e’ in corso al Centro Marzanati del pittore migrante dell’Africa Ebrima Danso, Cuoche e Sarte Ribelli insieme alla sezione ANPI di Trofarello proseguono il dialogo con i concittadini proponendo venerdi 27 settembre, alle ore 21 al Centro Marzanati, un incontro sul tema dei CPR, Centri di Permanenza per i Rimpatri. «In inglese, più realisticamente: Deportation centre. L’impressione e’ che sull’argomento, al di la di alcuni drammatici fatti di cronaca, non vi siano le necessarie informazioni e approfondimenti.
Questi centri sono stati istituiti nel 1998 e, cambiando piu’ volte denominazione, ad oggi in Italia sono nove, con il progetto di realizzarne uno in ogni regione. Vengono qui detenuti, perche’ questo e’ il termine che definisce la loro condizione, persone straniere che non hanno commesso alcun reato, ma che risultano prive di permesso di soggiorno, o alle quali e’ stato rifiutato il permesso d’asilo, o per altre questioni di carattere amministrativo; possono essere trattenuti 18 mesi, al termine dei quali, dato l’esiguo numero di quelli che vengono effettivamente rimpatriati, gli altri vengono rilasciati con foglio di via e diventano, di fatto, dei clandestini senza documenti, quindi senza possibilita’ di lavorare o avere una casa
– spiegano le Cuoche e Sarte ribelli – Ma cio’ che, dal punto di vista umano, viola la dignità sono le condizioni in cui versano i CPR e in cui queste persone vivono: stabili fatiscenti, sbarre, nessun accesso all’aria aperta, nessuna visita, requisiti i cellulari, niente medici, interpreti e mediatori culturali, somministrazione massiccia di psicofarmaci. Di conseguenza, il degrado fisico e psicologico di esseri umani sottoposti a tali vessazioni ha generato negli anni suicidi, morti la cui causa è ignota, tentativi di suicidio, autolesionismo, rivolte e incendi. Nella serata di venerdi vedremo uno dei pochi docufilm sull’argomento intitolato “Mio fratello chi guardi il mondo” del regista Giandomenico Curi, con il quale saremo in videochiamata, in cui si intrecciano il racconto sulla vita nei CPR e la storia Moussa Balde, suicida nel CPR di Torino, ora temporaneamente chiuso.
Il commento al film sara’ a cura dell’avvocato Gianluca Vitale, presidente di Legal Team e da sempre impegnato nella difesa dei diritti umani.
Concludiamo con la frase di Monica Cristina Gallo, Garante dei diritti delle persone private della liberta’ personale del Comune di Torino, una delle poche ‘esterne’ entrate nel CPR: “Sono convinta, come diceva Piero Calamandrei riferendosi alle carceri, “che bisogna aver visto”. Sarebbe opportuno estendere questa affermazione anche ai CPR: bisogna entrarci, conoscere le storie delle persone recluse, non valutare i comportamenti ma le ragioni che portano a certi comportamenti. Rinchiudere vuol dire nascondere, non far vedere, eppure la politica della paura continua a portare consensi».