CENTRO – Nel gennaio del 2011, Alessandro Lercara e Barbara Odetto intraprendono un viaggio profondo attraverso il Treno della Memoria dell’Associazione Terra del Fuoco, dirigendosi verso i Campi di Concentramento e Sterminio di Auschwitz-Birkenau. Quel che scoprono e vivono si traduce in “Echi da Auschwitz”, una mostra itinerante che giunge a Torino dopo aver lasciato il segno in diverse località della Provincia di Cuneo, riproposta ai ragazzi delle scuole medie in occasione della giornata della memoria, due settimane fa.
Le fotografie di Lercara, fotografo professionista da più di vent’anni con studio fotografico, PUNTO LAB, in via Torino 39, e i testi di Odetto raccontano una storia di dualità: il movimento e l’eco. Il contrasto tra il fermo e il mosso nelle immagini riflette il tempo, fermato brutalmente per i deportati, ma che scorre inesorabile, minacciando di cancellare i ricordi. Attraverso questa rappresentazione visiva, emerge l’idea che il passato di Auschwitz-Birkenau è ancora vivo, gridando nel vuoto e nel silenzio di quei luoghi carichi di memoria.
Il concetto di “eco” emerge nelle immagini come grido propagato nello spazio e nel tempo. Auschwitz e Birkenau sorgono in un nulla che, per molti, è stato tutto.
Ogni scatto, accompagnato da brevi frasi, si trasforma in un pensiero collettivo, un’eco delle urla silenziose dei deportati. Scopo della mostra è essere l’eco di una memoria che non deve svanire.
Le opere, con il loro “formato panoramico” e la tecnica particolare di Lercara, catturano la vastità degli spazi di Auschwitz-Birkenau, traducendo senza retorica la realtà. Questo concept, con le immagini e i testi di Odetto, non è solo una denuncia politica o razziale ma un invito alla riflessione personale di ogni visitatore.
L’obiettivo di “Echi da Auschwitz” è mantenere vivo il ricordo di un passato recente, ma in via di svanimento poiché i testimoni stanno scomparendo. Lercara e Odetto chiedono a ognuno di essere un’eco, di propagare il ricordo e alimentare l’informazione, affinché Auschwitz-Birkenau non diventi solo una pagina di storia, ma una lezione che continua a risuonare nel presente.
La mostra è un tributo a coloro che hanno saputo scaldare i gelidi binari di Birkenau con un semplice “Io ti ricordo…” e ringrazia Terra del Fuoco, l’Associazione Mai tardi-Amici di Nuto, e la Fondazione Nuto Revelli onlus per il sostegno che ha reso possibile portare in luce questa memoria indelebile.