CENTRO – Martedì 5 dicembre si sono celebrati i funerali di Giulia Cecchettin, barbaramente assassinata dall’ex fidanzato. L’ennesima occasione per riflettere sui numerosissimi casi di femminicidio che sono la punta di un iceberg: la violenza di genere. Città ha chiesto una riflessione a Stefano Pairetti, scrittore attento ai temi della violenza di genere ed educatore all’interno della scuola superiore. «Sono anni che tratto il tema della violenza sia come scrittore sia come responsabile di più realtà presenti nella nostra società. Un impegno che ogni anno si rinnova e che si concretizza anche con l’aiuto di tanti e tante in Italia e all’estero. Ed è sulla responsabilità su cui oggi voglio porre l’attenzione. Lo scrittore di temi sociali ha il compito di evidenziare e sensibilizzare sulla violenza di genere – sottolinea Peiretti – Non parlo solo di femminicidio che nella società odierna fa’ scoop, ma anche della violenza sommersa, subita o assistita, da quella psicologica a quella economica, dalla fisica e sessuale a quella religiosa. Queste forme di violenza si trovano nascoste tra le quattro mura domestiche, nei luoghi di lavoro e in certi ambienti patriarcali. L’educatore invece non ha solo il compito di portar evidenza e sensibilizzare, ma anche quello di prevenire offrendo la possibilità a bambini e ragazzi di riflettere sulle relazioni, su sé stessi e sul rapporto con gli altri. È necessario educare all’amore, all’empatia, alle emozioni, all’uguaglianza, all’inclusività, ad un linguaggio di genere, e alla valorizzazione e al rispetto dell’unicità di ognuno di noi – continua Peiretti – È necessario far comprendere la disfunzionalità di una relazione dovuta agli stereotipi e ai pregiudizi di una società patriarcale che da secoli promuove la figura femminile privata di esprimersi liberamente con parole ed emozioni. Tutti noi siamo inseriti in una rete di relazioni che possono trasformarsi in una ragnatela in cui il persecutore non vede l’ora di cibarsi della vittima e tocca a noi saper scindere i legami sani da quelli malati. E ancora più arduo è il compito di noi educatori a cui tocca insegnare ai nostri discenti come fare questo discernimento. Compito fondamente è quindi costruire un senso civico, educare alla cittadinanza, far riflettere i ragazzi e le ragazze sui pregiudizi e sulle auto convinzioni della nostra società, e infine sviluppare l’etica della responsabilità – conclude Peiretti – Questi punti chiave saranno la strada che i ragazzi di oggi percorreranno per la costruzione del domani.
E così concludo ricordando che il futuro sono i nostri bambini e i nostri ragazzi, ma i responsabili siamo noi».