CENTRO – Quattro riconoscimenti dalla Coldiretti ad altrettanti agricoltori trofarellesi che si sono impegnati nel sindacato. Sono stati assegnati nella Giornata del ringraziamento di due settimane fa. Città ha incontrato i quattro premiati. Mario Franco, classe 1960, nato in cascina a Trofarello, ha fatto le scuole elementari dove adesso si trova il municipio e le medie a Cimavilla (sistemazione provvisoria). «Durante le medie ho maturato la convinzione di studiare agraria (perito agrario) all’Istituto Agrario Salesiano di Lombriasco.
Dopo il servizio militare negli alpini ad Aosta (1981-1982) ho iniziato l’ attività agricola anche per aiutare il mio papà, malato di cuore – spiega Franco – Mentre ultimavo il militare sono stato eletto presidente della sezione Coldiretti di Trofarello, ed ho mantenuto l’ incarico per 30 anni.
Avendo a disposizione pochi ettari di terreno ho sempre realizzato produzioni orticole, frutticole, e stagionalmente, anche florovivaistiche, in serra e in pieno campo.
L’attività agricola impegna sempre più di 8 ore al giorno (anche 12/14), ma consente una autonomia decisionale che altre attività non hanno e di essere all’aperto tutto il giorno.
Negli ultimi 20 anni è cresciuto enormemente il carico burocratico sulle aziende agricole, che in parte le Associazioni (come la Coldiretti) aiutano a sbrogliare, ma troppo ne rimane a carico dell’agricoltore». Dove vende i suoi prodotti agricoli? «Li vendo in Torino in un mercato rionale direttamente al consumatore finale, incontrando un discreto successo.
Il lavoro di agricoltore, viste le incognite che bisogna affrontare ogni giorno (climatiche, parassiti delle piante, costi di produzione in forte aumento, bollette ecc.), ci sprona a fare ogni giorno sempre meglio e con grande attenzione il nostro lavoro, ma a noi è chiesto di fare così da sempre, e sarà sempre così».
Altra premiata è stata Giorgia Piovano: «Sono stata la delegata del movimento giovanile sezione di Trofarello negli anni novanta, in quel periodo il presidente era Franco Mario. Nel gruppo con me oltre a mio fratello, c’erano Claudio, Marco e Cristina Sandri, gli Scaglia, i Villa, i Coggiola, i Biino e tanti altri giovanissimi. Abbiamo organizzato insieme tante attività (Giornate del Ringraziamento, Sagre dell’Amarena, 8 marzo assieme ai “grandi” e con il gruppo delle donne rurali con Rosanna mamma di Mauro Bosio). Dal ‘92 al ‘95 ho ricoperto il ruolo di “delegata provinciale del movimento giovanile” che oggi viene chiamato Coldiretti giovani impresa. Come ogni figlio di agricoltori ho lavorato nell’azienda di famiglia da subito. Dopo il diploma di agrotecnico e una breve esperienza lavorativa come segretaria, ho deciso di lavorare a tempo pieno nell’azienda di famiglia (ora agrimani di mio fratello Giuseppe Piovano). Durante il periodo di attività sindacale con Coldiretti ho incontrato quello che è diventato mio marito. Dopo la nascita di mio figlio nel 2000, ho lasciato il lavoro a Trofarello e sono entrata a fare parte dell’ azienda agricola Pautasso. Mio marito Piergiorgio io e mio figlio alleviamo bovine da latte a Scalenghe nella pianura del pinerolese. Sono tanti anni che non sono più trofarellese ma mi ha fatto molto piacere essere stata ricordata dal mio vecchio gruppo di giovanissimi coltivatori. Mio marito ha una grande passione per il suo lavoro, passione che inevitabilmente ha trasmesso a nostro figlio e a me. Non mancano le difficoltà (ma quale lavoro ai giorni nostri non ne ha?)»
Tra gli agricoltori premiati durante la giornata del RIngraziamento anche l’ex presidente recentemente scomparso Mauro Bosio. Il ricordo della moglie Gabriella che ha ritirato il premio: «Mauro ha sempre vissuto seguendo i valori del lavoro, dell’amicizia e della famiglia. Grande appassionato di agricoltura e di macchinari agricoli, ha sempre lavorato onestamente e con tanta passione. Nell’affrontare la malattia è stato un grande esempio di vita per famigliari e amici». Infine Angelo Pianta Storico presidente Coldiretti: «Per me è stata una sorpresa. Un riconoscimento per chi si è speso per gli altri oltre il proprio lavoro. Sono stato presidente Coldiretti di Trofarello negli anni 70. Per una decina d’anni. Classe 1943 sono agricoltore da sempre. A sette anni mi hanno regalato un paio di forbici da vigna. La mia famiglia abita a Trofarello dal 1908. I miei genitori arrivavano da Castelnuovo Don Bosco. Con 26.000 lire hanno acquistato la casa in cui abitiamo ancora oggi noi. Noi abbiamo continuato l’attività, prima con un po’ di vigna che poi, con la diminuzione dei consumi di vino si è trasformata in allevamento di bestiame e successivamente in attività orticola fino alla pensione. Negli anni in cui sono stato presidente le aziende agricole erano circa 100, tra attività grandi ed attività a conduzione familiare».
Quali erano i problemi dell’agricoltura rispetto a quelli di oggi? «Io ho vissuto il grande trauma della tangenziale e degli espropri che ne sono conseguiti. Il primo vero grande esproprio di terreno al mondo della cultura trofarellese con il taglio netto del territorio. C’era stata già il taglio del terreno della ferrovia ma era stato metabolizzato. C’era stata una battaglia tra l’amministrazione, con sindaco Alessandro Tomeo, agricoltori e Ativa, perché erano stati predisposti due ponti con conseguente rovina del territorio. Situazione evitata con la realizzazione di via Cuneo. La strada più lunga e rettilinea di Trofarello, sfruttando il vecchio sedime ferroviario della linea di Cuneo. Furono gli anni del declino della coltivazione dell’amarena, causato dalla sparizione dei lavoranti stagionali e dalla diminuzione delle famiglie contadine».