CENTRO – Una Trofarello che procura le vertigini con Dizziness. Il lavoro che la fotografa Irene Rubiano ha appena terminato parte dall’individuazione di luoghi non utilizzati e dimenticati, fotografati e catalogati con la geolocalizzazione.
«“Spazi Imprecisi” di Claudio Lorenzoni, Direttore e Responsabile del Museo a Cielo Aperto di Camo (Cn), è l’iniziativa che consiste nell’esplorazione di Trofarello, paese facente parte della Città Metropolitana di Torino, osservando le sue strade e le sue architetture senza chiare aspettative – spiega Irene Rubiano – Come molte altre città, anche Trofarello è stato vissuto ed occupato nel tempo nel tentativo di rispondere alla primordiale necessità dell’uomo di “abitare”, ma ripetutamente si è corredato di luoghi abbandonati che non svolgono più una funzione sociale (aree industriali dismesse, ferrovie inattive, spazi residuali, vuoti urbani) e di strutture generate da forti insuccessi progettuali. Attraverso collettive azioni umane di aspirazione artistica, un gruppo di artisti accompagnati da Claudio Lorenzoni ha provato a offrire nuovi stimoli di lettura di questo territorio, con l’obiettivo di proporre nuovi paesaggi che, tramite l’attivazione di lunghi processi di rigenerazione, potrebbero spingersi verso un’evoluzione dello stato originario della città, nel senso più etico e sostenibile possibile». Ma cos’è Dizziness? «Dizziness è l’esito della mia visione come risposta al progetto, un’esplorazione di Trofarello alla ricerca di “Spazi Imprecisi” senza camminare realmente in città, ma visitandola completamente tramite l’uso di diversi strumenti internet, che mi hanno consentito di perlustrare da remoto lo stesso itinerario percorso fisicamente dagli altri artisti nella giornata dell’8 luglio scorso. Partendo dalla segnalazione di alcune vie percorse in quella giornata dal gruppo, e da una mappa della città, ho visitato Trofarello, via dopo via, navigando “alla deriva” tra luoghi diversi, fissando solo nella mia mente, in modo molto soggettivo, immagini ben definite di spazi urbani che magneticamente mi abbiano attratta e, allo stesso tempo, distratta.
La visualizzazione del paesaggio, avvenuta impiegando mappe create con la variante della proiezione di Mercatore, risulta dall’insieme delle posizioni di precisi punti osservati e la raccolta di Datum WGS84 di georeferenziazione.
La restituzione in immagini è una selezione di 11 coordinate geografiche DMS (Gradi Minuti Secondi), chiamate “zone” (con citazione ed estetica presa in prestito al “Sistema Zonale” ideato da Ansel Adams), e corrispondenti a punti ben definiti se riportati in mappa, ma privi di qualsiasi indicazione di rotta verso quale direzione puntare lo sguardo. Di conseguenza chiunque voglia sperimentare la ricerca di questi dati con la visione del territorio a cui appartengono, otterrà una rilettura del paesaggio propria, creando così una visione personale di “Spazi Imprecisi” e l’effetto di questo laboratorio di metabolismo urbano, potrà amplificarsi all’infinito. Così compaiono piazzale Europa piuttosto che il cortile del centro Marzanati.
Il tutto potrebbe creare un certo disturbo o sensazioni di spostamento del proprio corpo rispetto all’ambiente (o viceversa)». Ma chi è Irene Rubiano? Irene Rubiano realizza progetti di ricerca personale orientati al tema dell’identità e all’analisi della quotidianità e i suoi lavori seguono spesso lunghi processi d’indagine anche attraverso progetti comunitari sul territorio. Formatasi presso lo IED di Torino, nel 2005 consegue la Laurea in Fotografia. Dal 2006 ha preso parte a ricerche sul campo, di volontariato e lavoro per conto di diverse associazioni e Ong, (Sri Lanka, Senegal, Mali, Bosnia e India, tra le altri), esperienze che hanno influenzato la sua analisi fotografica. Da diversi anni si interessa alla fotografia come bene culturale e documento di valenza storica, ampliando con costanza la propria formazione nel campo della catalogazione e valorizzazione degli archivi fotografici.