Da qualche tempo sulla mia scrivania staziona una volpe. Un’amica furba che mi aiuta a superare le mie risapute ingenuità. «Ciao D’Uva. Come va?». Io bene e tu? «Sono molto amareggiato. Vedo immondizia in ogni dove». Ma cosa mi dici? «Non so se hai notato che negli ultimi tempi si sono moltiplicati i cestini dell’immondizia per i rifiuti stradali staccati dal loro alloggiamento o traboccanti di sacchetti di rifiuti domestici. Portare i propri rifiuti nei cestini sui marciapiedi pare sia diventato lo sport comunale. Vengono talmente rimpinzati di sacchetti che i cestini si sbullonano e cadono a terra. Stiamo diventando la società del rifiuto abbandonato in ogni dove. Per non parlare dei mastodontici sacchi abbandonati nel rio Sauglio, o ai bordi delle strade. Pensa che ho visto perfino qualcuno che ha messo un cartello con scritto sopra: “Questo cestino non è per mettere l’immondizia di casa”. Insomma il cestino per raccogliere le cartacce da passeggio sta diventando un messaggero di una civiltà del rifiuto. Non vi scandalizzate umani se poi il clima cambia e gli equilibri della natura vanno in palla. Chi rompe paga e i cocci sono suoi». Come è saggia la mia volpe.