Il sindaco difende l’operato e la decisione del rifiuto di iscrizione

CENTRO – Rigettata dal Tribunale la richiesta delle due trofarellesi Antonella e Claudia, sposate, mamme di due gemelli, di essere riconosciute entrambe genitrici. Solo una delle due potrà essere riconosciuta dallo Stato. «È il risultato di una situazione delicatissima che stiamo vivendo in Italia con un Governo che mira a bloccare la trascrizione all’anagrafe delle coppie gay che hanno figli – spiega l’avvocata Filomena Gallo -. All’improvviso si dà il potere a un tecnico comunale di sindacare su chi siano i genitori e come abbiano avuto i figli. È doppiamente discriminatorio, non mi risulta che questo accada con le coppie eterosessuali che decidono di avere figli secondo tecniche non riconosciute in Italia». Le due donne promettono di non fermarsi: «Noi non ci fermiamo e andremo avanti nei tribunali perché la nostra famiglia, e tutte le famiglie come la nostra, siano riconosciute dallo Stato italiano e abbiano gli stessi diritti e garanzie. Tante volte viene voglia di mollare tutto e di andare all’estero,. Ma restiamo qui, per le nostre famiglie che ci sostengono nelle nostre battaglie e perché vogliamo provare a cambiare le cose nel nostro Paese».
Il sindaco Napoletano difende l’operato dei suoi uffici: «Come in tutti gli aspetti della vita esiste una complessità che va conosciuta, studiata, al fine di non ridurre sempre e solo tutto in uno slogan.
Nel caso di riconoscimento effettuato da due persone dello stesso sesso (donne) dinanzi all’ufficiale di stato civile deve ritenersi violato l’art. 5 della L. 40/2004, nella parte in cui prevede che “possono accedere alle tecniche di procreazione medicalmente assistita coppie di maggiorenni di sesso diverso”. Sulla base di tale disposizione, le pratiche di procreazione medicalmente assistita PMA tra persone dello stesso sesso non sono consentite in Italia. Da ciò discende l’impossibilità di procedere a riconoscimento da parte di due persone dello stesso sesso”. Nelle prime settimane dell’anno in corso, il Ministero degli Interni per il tramite delle Prefetture territoriali ha chiesto ai Sindaci di interrompere il riconoscimento alla nascita dei figli delle coppie omosessuali, prendendo le mosse da una recente sentenza della Corte di Cassazione a Sezioni Unite di dicembre 2022, avvertendo che in caso contrario dovrà essere richiesto l’intervento della Procura.
Da ultimo, il Decreto del Tribunale di Torino del 27 marzo 2023, che ha sancito il giusto operato dell’Ufficio di Stato Civile del Comune di Trofarello.
Nutro profondo e veritiero rispetto per l’affetto e il legame che lega un genitore non biologico, ma certamente di cuore, con i bambini che sentono, e per loro sono, propri figli.
Sono pienamente consapevole della sussistenza, di fatto, di un concreto rapporto genitoriale. E lo rispetto. Lo rispettiamo come Amministrazione Comunale – continua Napoletano – Questo perché è necessario agire nell’interesse unico dei nascituri.
Ma abbiamo le mani legate.
Non possiamo violare deliberatamente la legge, non possiamo agire in violazione delle decisioni dei Tribunali.
Non dobbiamo creare situazioni di incertezza giuridica; esiste, infatti, la non remota possibilità di vedersi annullato ex post la trascrizione del rapporto di genitorialità nei registri di Stato Civile, come preannunciato dalle Prefetture. E di chi sarebbe la colpa?
Come ribadito dalla Corte Costituzionale, il legislatore è l’unico soggetto titolato ad intervenire, con chiarezza, sul tema.


Non da oggi con il nuovo Governo, ma almeno dal 2016 – con il varo della legge sulle Unioni Civili – che attendiamo che il Parlamento si esprima. Tutto viene ridotto sempre allo scontro tra maggioranza e opposizione.
Non ho mai utilizzato storie di vita personali per ottenere notorietà, e non lo farò adesso – conclude Napoletano – Mi limito a dire che, tra tutti i procedimenti giudiziali in cui il Comune di Trofarello è stato parte, in questo avrei accettato serenamente un verdetto differente».

Mozione a doppia firma per la coppia di gemelli
di Claudia e Antonella

CENTRO – Mozione a doppia firma per la richiesta di trascrizione dei figli delle trofarellesi Antonella e Claudia a cui il comune ha negato la trascrizione nel registro nagrafico con la doppia genitorialità. Il gruppo Noi Trofarello ed il gruppo Conte hanno presentato una mozione scritta e firmata a quattro mani. Dopo il sit in alle 13,30 di domenica 2 aprile, arriva la mozione per chiedere al sindaco di Trofarello di trascrivere i gemelli trofarellesi, figli di Antonella e Claudia: 2 donne sposate, mamme di due gemelli. Solo una delle due potrà infatti essere riconosciuta dallo Stato come genitrice. Il primo caso piemontese di rifiuto di trascrizione all’anagrafe di una coppia gay si è registrato a Trofarello.
«I giudici però non hanno valutato che ai sensi dell’art. 8, L. 40/2004 i nati, anche a seguito di tecniche illegali in Italia, sono comunque figli legittimi della coppia che ha avuto accesso alla procreazione medicalmente assistita e che ai sensi dell’art. 9 L. 40/2004 non possono neanche essere disconosciuti» osserva Filomena Gallo, avvocato, segretario dell’Ass. Luca Coscioni.
Da qui l’appello al sindaco di Trofarello, Stefano Napoletano, di trascrivere entrambe le donne sul registro anagrafico. I tre consiglieri di NOI Trofarello, Sandrone, Cavaletto, Maggio) e il consigliere Bianco (per la lista TROFARELLO #conTe) chiedono al presidente del Consiglio Comunale e al Sindaco affinché il Sindaco stesso proceda con le registrazioni anagrafiche dei figli di coppie omogenitoriali indicando quali genitori entrambe le persone che si sono consapevolmente assunte la responsabilità della procreazione.


Con la stessa Mozione i 4 consiglieri, per la prima volta uniti in una richiesta al consiglio comunale, propongono di sollecitare il Parlamento affinché discuta le Proposte di Legge in materia di stato giuridico dei figli di coppie omogenitoriali volte a tutelare l’interesse del minore. I consiglieri hanno chiesto di portare la Mozione in discussione nel prossimo Consiglio comunale.

Il vescovo primate appoggia Antonella e Claudia

CENTRO – Il trofarellese Stefano Peiretti, Vescovo Primate della Chiesa Vetero-Cattolica Riformata, insieme al clero e ai laici, da sempre ha preso posizione al fianco della comunità LGBT+ e delle Famiglie Arcobaleno. “Come Chiesa abbiamo sostenuto sin dal primo giorno i Sentinelli e le associazioni LGBT+ nell’iniziativa GIÙ LE MANI DAI NOSTRI FIGLI E DALLE NOSTRE FIGLIE. Il governo non ha colpito solo la comunità lgbtq+, ma i bambini, e la Corte Europea si è già espressa condannando le istruzioni impartite dal governo stesso. Negare diritti a bambini e adolescenti vuol dire segnare la fine di una democrazia e di uno Stato che si definisce civile. Le dichiarazioni di certi ministri e parlamentari lasciano senza parole perché si trincerano dietro al fantomatico utero in affitto per fare propaganda e discriminare la comunità LGBT+. I percorsi di GPA non sono utero in affitto, ma è cosa seria e complessa su cui va fatta una riflessione culturale e politica senza farsi influenzare dalla Chiesa Cattolico-Romana, come è sempre avvenuto in Italia sin dai Patti Lateranensi su temi che devono riguardare solamente il laico Stato Italiano. Così, come Chiesa, siamo scesi in piazza per chiedere pieni diritti per i più indifesi. Non solo, ma come Chiesa alla sequela del Cristo e giustificati dalla fede e dalle Scritture, amministriamo il Sacramento del Matrimonio a tutte le coppie, senza distinzione di sesso e orientamento sessuale, e il Sacramento del Battesimo scrivendo fedelmente i genitori che ne fanno richiesta. I nostri registri parrocchiali e diocesani non riportano la dicitura ‘padre’ e ‘madre’, ma ‘genitori’ perchè oltre a esser convinti che è solo l’amore a creare una famiglia, siamo ancora più convinti che per crescere un bambino siano necessarie persone che sappiano donargli amore, educazione e cure adeguate.
Se ci caliamo nella comunità locale, il Comune di Trofarello non ha trascritto i figli di Antonella e Claudia che giustamente hanno agito legalmente per far valere i loro diritti. Esprimiamo solidarietà alle due donne e appoggiamo la loro battaglia. Ci auguriamo che i parlamentari si mettano una mano sulla coscienza, consapevoli che tanti bambini, nel nostro Paese, non hanno gli stessi diritti degli altri”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *