Un trofarellese in Brasile durante l’attacco alle Istituzioni

CENTRO – L’assalto dei sostenitori dell’ex presidente del brasile Jair Messias Bolsonaro al Parlamento, alla Corte Suprema e al Palazzo dell’esecutivo l’8 gennaio a Brasilia ha colpito l’opinione pubblica nazionale e mondiale e messo seri punti interrogativi sulla tenuta della democrazia in Brasile.
A pochi chilometri da Brasilia c’era un trofarellese, in viaggio con la moglie, che è andato a passare le vacanze. Nella capitale del gigante sudamericano infatti il termometro segna trenta gradi ed il trofarellese Leonardo Di Vizio ha vissuto quel giorno in prima persona con molta attenzione ed apprensione. «Mi trovavo a Salvador di Bahia in Brasile il giorno in cui i sostenitori di Bolsonaro hanno dato l’assalto ai palazzi dei 3 poteri in Brasilia, assalto voluto e organizzato per sovvertire l’esito delle elezioni presidenziali – esordisce Di Vizio – Da subito ci si è reso conto che quanto stava avvenendo era possibile solo con la complicità di apparati militari che hanno permesso il confluire e la permanenza di migliaia di persone in un accampamento presso il quartiere generale dell’esercito in Brasilia.
Nel vedere l’assalto con l’occupazione e e la devastazione dei palazzi tutto il Brasile è ricaduto in un passato che si riteneva superato. Vivendo momenti di disorientamento in cui non si capiva perché ciò accadesse senza nessuna forma di contenimento delle forze armate, con la paura che tutto ciò potesse sfociare in un golpe di stato, il Brasile è rimasto incollato ai televisori in apprensione per quanto stava succedendo.
Oggi, dopo giorni di indagini, si stanno appurando complicità di organi militari e politici solidali con Bolsonaro. Il sistema democratico Brasiliano ha reagito con fermezza al tentativo di golpe, assicurando che la democrazia quando è sana può resistere a tentativi di sovversione.
La democrazia è la forma politico amministrativa più diffusa e per questo la diamo per scontata, ma quanto successo pochi giorni fa in Brasile dimostra che bisogna sempre stare in guardia per difenderla.
In Brasile il risultato elettorale non è stato accettato dal presidente uscente (Bolsonaro) al punto che ha preferito andare negli Stati Uniti piuttosto che partecipare alla cerimonia di consegna della fascia presidenziale.
I sostenitori di Bolsonaro, con la complicità di una parte dell’esercito e di alcuni ministri e governatori, dopo aver occupato un’area nel quartiere generale dell’esercito in Brasilia hanno dato l’assalto ai palazzi dei tre poteri, devastando tutto ciò che incontravano.
L’assalto è stato il tentativo di rovesciare il risultato elettorale, tentativo voluto ed organizzato da chi ha perso le elezioni.
In quelle ore tutto il paese ha vissuto momenti di grande incertezza in quanto nessuno prendeva provvedimenti in merito all’invasione, con scarico di responsabilità su chi aveva il dovere di intervenire, se era compito dell’esercito, della polizia civile, della polizia militare o polizia militare.
Solo in serata il presidente Lula assunse la decisione di fare intervenire la polizia federale, decisione che prese a ragion veduta in quanto se fosse intervenuto l’esercito avrebbe circondato l’area dei tre poteri con gli assalitori dentro i palazzi, attuando di fatto il golpe militare.


Il presidente Lula giorni dopo l’assalto ha rilasciato un’intervista televisiva analizzando quanto successo con le conseguenze e le decisioni che sarebbero state prese in seguito all’assalto.
L’intervista terminava con alcune considerazioni, la fragilità della democrazia e la necessità che essa venga preservata quotidianamente, ma ciò che mi ha colpito sono le critiche che Lula muoveva nei confronti della democrazia, ” uno stato democratico può definirsi tale quando una parte della sua popolazione soffre la fame, quando buona parte della forza attiva non ha lavoro, quando molta popolazione non ha un grado di istruzione sufficiente, quanto non tutti possonoo esigere il diritto alla salute?
Queste critiche di fatto sono attuali in tutti i sistemi democratici».

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