CENTRO – Parteciperà anche la ex trofarellese Silvia Pannocchia, con il suo “Meglio di niente”, venerdì 17 giugno, ore 17,30, ad “Insieme tra le righe”, nuovo format della biblioteca di Moncalieri, animata e condotta da Ettore Scarpa, attore e accanito e curioso lettore, rassegna che aspira a presentare libri di scrittori emergenti ed affermati. Così la presenza di Silvia Pannocchia, torinese, classe 1963, di adozione ed origine toscane, era d’obbligo. Silvia Pannocchia, trasferitasi in Piemonte negli anni ’60 per lavoro, si è laureata in Giurisprudenza dopo aver frequentato il Liceo Scientifico E. Majorana, negli anni dell’ultima eco della contestazione giovanile. Conclude la pratica forense presso uno studio penalistico di Torino, ma decide di non proseguire per la strada della libera professione e entra nella pubblica amministrazione, in particolare nella Sanità, ricoprendo ruoli di coordinamento in vari settori gestionali tra i quali formazione del personale e acquisti.
Negli anni ha conosciuto il mondo del lavoro e della politica locali mentre, sullo sfondo, la crisi economica e soprattutto della FIAT hanno trasformato Torino cambiandola rispetto ai suoi anni giovanili.
Il malessere spesso osservato da vicino da parte dei giovani e il palpabile divario tra generazioni hanno ispirato la storia raccontata in questo libro.
Proprio a Torino infatti è ambientato il suo giallo. In una Torino in cui le differenze sociali sono sempre più accentuate e i giovani non riescono a trovare un lavoro dignitoso, una serie di atti violenti accoglie il nuovo commissario Massimo Puddu, dopo 30 anni di lontananza ed un amore lasciato in gioventù. Sembra un aumento di criminalità legato al momento difficile ma forse dietro ai fatti di sangue c’è un disegno ben preciso. Un giallo coinvolgente che immerge il lettore nelle dinamiche delle crisi economiche e dei valori della società di oggi, mettendo in evidenza il danno emotivo che possono causano al cilttadini.
«L’idea di scrivere un giallo è venuta sia per la mia passione personale di tale genere letterario sia perché mi pareva la forma migliore per descrivere il malessere e la profonda sofferenza che, causando ferite talvolta profonde, possono trasformarsi in cieca e furiosa violenza – commenta la Pannocchia – La storia ha come sfondo una Torino che si presenta nei suoi vari aspetti: magica, esoterica, decadente, malinconica e romantica».