Da qualche tempo sulla mia scrivania staziona una volpe. Un’amica furba che mi aiuta a superare le mie risapute ingenuità. «Ciao D’Uva. Come va?». Bene. Grazie… sono un po’ pensieroso. «Come mai?». Sono infastidito dalle solite malelingue che sostengono che io sia di parte. Mi dà molto fastidio. «Ehi D’Uva smettila. Quante volte ti devo dire che questo atteggiamento è tipico della mafia. L’eliminazione dei personaggi scomodi parte dalla loro denigrazione. La derisione, l’impoverimento della loro buona condotta e capacità. Insomma non te la prendere e non ti curare di questo atteggiamento mafioso. Pensa a Peppino Impastato o a tutti quei giornalisti che vengono vilipesi o lapidati o addirittura uccisi. Quelli scomodi, quelli che raccontano i fatti nella loro essenzialità. Ma poi scusa… Tu daì voce a tutti? Dai diritto di replica? Eviti sistematicamente di censurare chiunque voglia parlare attraverso il tuo giornale?» Si, sì… ecco, io faccio proprio così. Do voce a tutti. Ma qualcuno mi accusa di essere di parte. «Ecco lo vedi che hanno ragione? Certo che sei di parte. Sei dalla parte dei lettori, sei dalla parte della democrazia, sei dalla parte dell’Articolo 21 della costituzione. Stai allegro D’Uva, che ancora non viviamo nella repubblica delle banane. Continua così che sei dalla parte giusta».