CENTRO – Il disegno di legge contro l’omotransfobia che prende il nome dal relatore Alessandro Zan, deputato del Pd, si è bloccato in Senato il 27 ottobre 2021. L’aula di Palazzo Madama, con voto segreto, si è espressa a favore della cosiddetta “tagliola” che ha fatto saltare l’esame degli articoli e degli emendamenti. Profonda delusione per gli esponenti della comunità LGBT+ che hanno visto così un regredire del cammino verso la civiltà. Tra i più delusi l’attivista trofarellese Stefano Francescon. «Quando ho appreso dalle agenzie e da alcuni amici che il cammino della legge Zan è stato interrotto al Senato, in me è sorta una profonda tristezza mista a rabbia. Tristezza per l’affossamento di una legge che reputo un primo piccolo passo verso la completa uguaglianza – esordisce Francescon – Chi mi conosce sa bene che reputo fondamentale l’estensione dei diritti a tutti e tutte. È importante adoperarsi per la tutela delle cosiddette minoranze che sono quelle prese di mira da ignoranti e fanatici. Quando i diritti e le tutele vengono estese a tutti non si toglie niente a nessuno, anzi si migliora la nostra società. La politica con questa legge avrebbe valorizzato le diversità come punto di forza.
La maggior parte di tutti i paesi europei hanno una legge simile, mentre noi italiani siamo sempre il fanalino di coda. Il decreto legge Zan serviva a difendere la comunità LGBT+, le persone diversamente abili e le donne dalle discriminazioni a cui sono sottoposte. I dati sul bullismo, sull’omotranslesbobifobia e sul non rispetto delle diversità sono sempre in aumento. L’altro sentimento è la rabbia nel vedere le immagini insopportabili degli applausi da stadio e delle risate di chi crede di aver vinto – conclude l’attivista trofarellese – Non si sono resi conto che chi ha davvero perso è il nostro Paese. La politica italiana, che doveva difendere i diritti e tutelare i suoi cittadini da chi commette atti di odio, ha fallito in modo vergognoso. Sono però contento che la società è più avanti della politica. Tantissimi cittadini ormai comprendono l’urgenza di queste tematiche e di queste leggi, e le piazze che si sono riempite in questi giorni ne sono un esempio tangibile».