Da qualche tempo sulla mia scrivania staziona una volpe. Un’amica furba che mi aiuta a superare le mie risapute ingenuità. «Ciao D’Uva. Come va?»
Sono molto, molto stanco. Questo clima politico di polemiche inizia a pesare. Lo sento tutto sulle mie spalle. Occorre mettere delle regole. «Che ti succede? Cosa è accaduto D’Uva?». La settimana scorsa siamo stati accusati di fare pubblicità elettorale subliminale per un video che ritraeva alcuni secondi di ripresa della macchina tipografica nell’atto della stampa della prima e ultima pagina di Città, dove c’era anche la pubblicità del gruppo Noi. «E tu che hai detto?» Che non era voluto e che se proprio avessi voluto fare della pubblicità mi sarei fatto pagare, poi l’ho rimosso. «Ecco bravo. Fatti pagare. Non fare sconti a nessuno». Questa settimana una lettera manderà sicuramente tutti in crisi per una accesa critica sulla manifestazione di sabato scorso. La sinistra accusa l’attuale amministrazione di fare propaganda con eventi pubblici per ottenere consensi e voti. «Ma scusa questa non è politica? La politica si basa sul consenso. E tu cosa fai?». Iniziamo a mettere un po’ di ordine. Per equità di pluralismo metteremo a disposizione gli spazi per le lettere dando la possibilità alla controparte di rispondere sullo stesso numero. Altrimenti non arriviamo mai alla fine. «Ecco bravo. Fissiamo dei paletti. Se poi non basta gli posso mordere il culo. Non ti preoccupare D’Uva. Ti difendo io!»