CENTRO – La nuova crisi tra Israele e Palestina ha riacceso i riflettori dell’associazione trofarellese “Un ponte per Gaza” sulla questione. Paola Paniè dell’associazione interviene per parlare della questione a nome del piccolo gruppo di volontari. «In questi ultimi tre anni abbiamo lavorato sul territorio cercando di dar voce al popolo palestinese attraverso la programmazione di cortometraggi di vita quotidiana, incontri pubblici che potessero chiarire la realtà vissuta in quel lembo di terra distante 4000 km, attraverso l’accoglienza di giovani palestinesi e libanesi nelle nostre case e sostenendo a distanza costantemente l’ospedale del campo profughi di Shu’fat a Gerusalemme est e alcune attività rivolte ai disabili di Gaza – spiega la Paniè – Lo scorso sabato pomeriggio abbiamo partecipato ad una manifestazione unitaria a Torino a sostegno del popolo palestinese, manifestazione che ha avuto luogo in tante città in Italia, in Europa, in America come in Medio Oriente. Al corteo pro Palestina partito da piazza Castello hanno partecipato 3000 persone tra cui numerosissime donne, uomini e bambini di etnia araba. La manifestazione condannava l’aggressione israeliana e il silenzio da parte della Comunità internazionale di fronte alle azioni di pulizia etnica perpretrate dal governo israeliano e voleva sottolineare l’entità del lento e inesorabile massacro di un popolo che molti, ancora oggi, definiscono un conflitto.
Oggi più che mai ci sentiamo in dovere di fornire una corretta informazione che i media nazionali cercano di censurare.
Tutto è iniziato dodici giorni fa, il 10 Maggio, con la profanazione da parte di Israele della moschea di Al Aqsa, terzo luogo sacro per i musulmani di tutto il mondo, nel cuore del Ramadan e con il tentativo di rimuovere con la forza le famiglie palestinesi dalle loro case nel quartiere di Sheikh Jarrah a Gerusalemme (che sorge alle spalle della moschea) per essere sostituite da coloni ebrei (in evidente violazione del diritto internazionale essendo territori occupati illegalmente). Tutto ciò ha scatenato l’ira di Hamas che in risposta a queste aggressioni ha lanciato razzi dalla Striscia di Gaza verso Israele, il 90% dei quali sono stati intercettati dal sistema di difesa israeliano Iron Dome ma 13 israeliani sono deceduti e alcune case danneggiate – continua Paola Paniè – La reazione di Israele si è manifestata immediatamente con un bombardamento a tappeto su Gaza che ha provocato la morte di 230 civili di cui 67 bambini innocenti, 30 donne, più di 1500 feriti, case, strade, ospedali, rete idrica ed elettrica distrutti da un’onda di violenza inaudita. Gli attacchi, contrariamente a ciò che spesso viene riprodotto dai media nazionali, non hanno mirato a colpire punti strategici di Hamas ma la popolazione civile. Numerose sono state le manifestazioni pacifiche guidate da giovani uomini e donne nella Cisgiordania occupata contro le flagranti provocazioni israeliane e contro quella parte della società ebraica di estrema destra sempre più fanatica e protetta dalle forze di sicurezza israeliane.
Non possiamo più rimanere in silenzio … e a 4000 km di distanza ci facciamo portavoce del popolo palestinese invitando le forze politiche del nostro territorio ad intervenire immediatamente per porre fine a questo massacro. Non vogliamo che il nostro Paese continui ad essere complice delle violenze e della sopraffazione da parte di Israele nei confronti del popolo palestinese e per questo chiediamo anzitutto di mettere in pratica il principio sancito dalla nostra Costituzione: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Principio ribadito nella legge n. 185 del 9 luglio 1990 che vieta esplicitamente l’esportazione di sistemi militari “verso i Paesi la cui politica contrasti con i princìpi dell’articolo 11 della Costituzione” e “verso i Paesi in stato di conflitto armato”. Per questo sollecitiamo i partiti del nostro territorio affinchè chiedano attraverso una mozione indirizzata al Governo italiano di sospendere immediatamente tutte le forniture di armamenti a Israele e di revocare tutte le licenze per armi in corso e di farsi, quindi, promotore di una simile istanza presso i governi dei Paesi dell’Unione europea – conclude la Paniè – Da qualche giorno è scattato il cessate il fuoco su Gaza ma siamo perfettamente consapevoli che questa non sarà la soluzione ma semplicemente una tregua ad un problema che da 73 anni nessuno si prende la responsabilità di risolvere nonostante le numerose Risoluzioni delle Nazioni Unite che accusano Israele di violazioni del diritto internazionale. Il rispetto del diritto internazionale e il rispetto del diritto alla vita dei palestinesi deve essere superiore agli interessi economici, politici e militari che l’occidente intrattiene con Israele».