Da qualche tempo sulla mia scrivania staziona una volpe. Un’amica furba che mi aiuta a superare le mie risapute ingenuità. «Ciao D’Uva. Sono molto triste sai?» Ma dai … e perché mai saresti triste questa volta. Non sembra… stai cantando, di solito chi è triste non canta ma piange. «Quando piango mi si vedono le rughe e le smagliature della pelliccia. Canto per camuffare la mia preoccupazione. Hai visto quanti negozi hanno chiuso negli ultimi tempi. Hai notato quante serrande abbassate ci sono lungo via Torino?» Si me ne sono accorto. Cosa credi che si possa fare? «Non me la sento di scherzare sulla situazione di povertà che si è venuta a creare. La Caritas locale ha triplicato gli interventi delle persone che hanno richiesto il loro aiuto per il pagamento di bollette del telefono, della luce e del riscaldamento. Ma d’altronde ci sono i pacchi alimentari ed almeno una volta al mese queste famiglie possono mangiare». Ecco visto gli aiuti ci sono. «Certo. Il problema è arrivarci al quel giorno in cui si può aprire il pacco. Ma le famiglie negli altri giorni cosa fanno intanto, si rosicchiano le gambe del tavolo?». La mia volpe ha colto nel segno anche questa volta.