CENTRO – Anche Trofarello festeggia i 100 anni del partito comunista. Se per “Città Video TG” abbiamo chiesto un ricordo storico al professor Corrado Malandrino, docente di storia delle dottrine politiche, per l’edizione cartacea abbiamo affidato ad un altro storico politico locale il ricordo del partito del movimento operaio. Marco Cavaletto ha fatto questa ricostruzione che riportiamo in toto.
«Non possiamo pensare ad un partito, un qualsiasi partito, come ad un qualcosa capace di sopravvivere molto a lungo ai grandi mutamenti della società, ai grandi cambiamenti che l’evoluzione della tecnologia, della scienza e dello stesso pensiero politico sono in grado di generare nel breve volgere di qualche generazione – esordisce Cavaletto – Ciò che è successo al PCI, il più grande partito della sinistra e del movimento operaio in Italia, è capitato a molti partiti; alcuni di questi sono stati capaci di incidere profondamente e nobilmente nella società italiana come la DC, il PRI, il PLI, il PSI e se ritorniamo più indietro, al Partito d’Azione.
Io non credo alla rivisitazione, tanto meno alla rifondazione in chiave contemporanea, di partiti che hanno fatto la storia ma che, in nome di quei principi non sono in grado di incidere significativamente nella società del nostro Paese, anche se riconosco negli aderenti a questi soggetti politici la buona fede me
scolata alla speranza che le cose possano volgere per il meglio. Il PCI ha sempre avuto sia a livello nazionale, sia a livello locale, l’ambizione di preparare i propri militanti e quadri con una formazione attenta: in quegli anni, prima del crollo del Muro a Berlino, il clima era da “guerra fredda”. Occorreva essere preparati e soprat-tutto avere le capacità amministrative per non commettere errori i cui costi sarebbero ricaduti sulla collettività. Trofarello anche in questo caso, fece il suo dovere. A Valle Sauglio per molti anni in un edificio dalle parti di via San Rocco c’era una “scuola di partito” destinata ai quadri comunisti della Provincia di Torino, come ce ne erano molte in tutta la penisola. Non aveva l’ambizione di formare i dirigenti (come invece capitò a Mario Cassardo, sindaco nei primi anni 70, che dovette andare alla scuola di formazione delle Frattocchie vicino a Roma) ma, a livello intermedio, sapeva offrire un buon punto di partenza per i giovani militanti.
Ma questa breve rievocazione mi è stata chiesta per ricordare alcuni personaggi che hanno contribuito a fare la micro storia locale legata al PCI di Trofarello.
Dal momento che dal 1975 (anno in cui mi sono trasferito a Trofarello) ho avuto continuativamente incarichi politici e soprattutto in-carichi nella Amministrazione comunale in nome del PCI, sono stato testimone e protagonista di una stagione che ha avuto nel PCI un ruolo importante nella storia amministrativa di questo nostro paese.
Dal 1978 al 1987 sono stato assessore e per alcuni anni persino capogruppo del partito in consiglio comunale. Ho quindi avuto a che fare con molti compagni, alcuni anche molto più anziani di me, che ancora frequentavano la sezione di via Duca degli Abruzzi 10, sopra il CERCES, un circolo bocciofilo molto frequentato.
I più anziani erano stati protagonisti durante la Resistenza al fascismo. Tra questi ricordiamo Giovanni Marzanati, il primo sindaco della Liberazione, che da buon padre di famiglia sapeva offrire i suoi consigli con pacatezza e, qualche volta, con veemenza. Una volta scomparso, a lui abbiamo voluto intitolare il Centro (sede di uffici comunali e della biblioteca) di via Cesare Battisti, quando l’amministrazione ne entrò in possesso negli anni ‘80. Anche Mo-randi è stato un protagonista di quegli anni e come presidente dell’ANPI ha portato la bandiera per molto tempo in tutte le celebrazioni ufficiali, mentre a noi giovani ricordava il periodo resistenziale a Trofarello, ricco di aneddoti e di avventure.
In quella classe di età non possiamo non ricordare Giuseppe Gatti (“Pantera” era il suo nome di battaglia quando si trovò a combattere con Davide Lajolo nelle Langhe; era stato licenziato per rappresaglia subito dopo il 1948 dalla Fiat). Gatti dovette improvvisarsi barista, proprietario del bar San Giuseppe, poi assicuratore. Uomo di grande intraprendenza non ha atteso che qualcuno gli riconoscesse i sacrifici fatti durante la campagna di Russia dalla quale ritornò con pochissimi compagni d’arme. E Ferina Bo, intrepida staffetta partigiana che ci commuoveva ogni volta, in occasione della Festa dell’Unità, con i suoi racconti.
Altro compagno di quell’epoca è stato Ottorino Bonariva, per tutti Rino. Anche lui partigiano combattente, anche lui licenziato nel 1948 dalla Lancia per rappresaglia, riuscì ad inventarsi un nuovo mestiere: da aggiustatore meccanico a produttore di contenitori in plastica. La sua azienda era a Valle Sauglio, mentre oggi la stessa è a Andezeno ed è guidata dal nipote Juri.
Dal 1978 al 1989 molti uomini e donne si sono avvicendati nel partito e come assessori o consiglieri nella amministrazione comunale; da Francesco Alberighi a Mauro Borgarello, da Antonio Spataro a Tonino Mistrulli, da Luigi Moro a Carlo Crivello; da Piera Vinai, professoressa alle scuole medie, a Amerigo Gardini, sindaco del nostro paese in una stagione davvero brillante, quando tra maggioranza e opposizione si costruiva, tramite il colloquio e la discussione, il bene per la nostra piccola comunità. Forse a quel periodo risalgono le opere pubbliche di maggiore impatto: dal campo sportivo Mazzola, al serbatoio da mille metri cubi di acqua potabile in Cimavilla, dalle scuole elementari alle scuole medie, dalla costruzione di fognature e nuove strade che ancora mancavano in questo nostra piccola comunità.
Molto lavoro è stato fatto, da persone vere, capaci di unire la voglia di lavorare alla ambizione di voler fare sempre il bene della comunità.
E’ stata infine una bella stagione quella del PCI in Italia e, nel nostro piccolo, a Trofarello – conclude Marco Cavaletto – Ora occorre andare avanti attrezzandosi culturalmente in modo più robusto, perché i problemi della nostra società sono sempre più complessi».