La volpe e le fototrappole dimenticate

Da qualche tempo sulla mia scrivania staziona una volpe. Un’amica furba che mi aiuta a superare le mie risapute ingenuità. «Parole, parole, parole, mi dici soltanto parole… ma ho la monnezza sul cuor». Esordisce stasera la mia volpe. “Cosa canti? Sei allegra”. «Allegra un paio di catenacci. Ho un diavolo per capello. Qualche grandissimo figlio di una faina ha abbandonato una cucina ed un treno di gomme in campagna. Proprio nel mio territorio ed io canto l’elogio al proclama elettorale. è da prima della pandemia che avevano promesso che sarebbero state piazzate le fototrappole per iniziare a pescare qualche imbrattatore molesto. Ma ancora nulla è stato fatto. Prendetene uno e fatelo piangere anche per gli altri. Sono arrivate le fototrappole? Riescono a colpire una casamatta con un missile con una precisione chirurgica e qui invece non si riesce a far partire questa campagna di repressione contro questi zozzoni. Ma che state aspettando?». “Probabilmente il coronavirus ha rallentato tutto” cerco di calmare la mia volpe. «Ha rallentato il cervello di qualcuno. Ma non la lingua. è ora di svegliarsi e di iniziare a combattere seriamente. Basta piangere. Bisogna agire. Potremmo anche vincere con o senza fototrappole, magari al fotofinish, ma fatelo per favore».

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