CENTRO – L’associazione di Vallesauglio Amar capitanata da Aldo Dughera apre il cuore alla popolazione con una accorata lettera ai propri concittadini. La pandemia ha stravolto i tempi ed anche l’associazione è un po’ in ritardo con gli aiuti che solitamente fornisce ai paesi africani che supporta. «Carissimi amici di Amar, quest’anno la Quaresima e la Santa Pasqua sono trascorse in mode molto differente dal solito. La pandemia che ha coinvolto la nostra Italia e quasi tutto il mondo ci sta tenendo con il fiato sospeso, in un carico di apprensione e di incertezza che mai avremmo immaginato – esordisce Dughera – La vita però continua e così, sebbene con qualche settimana di ritardo, ci riproponiamo per darvi qualche aggiornamento in merito alle iniziative di Amar. Il contagio del Coronavirus in Africa sembra avere attecchito con minore aggressività, ma anche Fiatà non è stata risparmiata. Suor Luciana Ci racconta che nella Missione ci sono comunque numerosi contagi e chi si ammala il più delle volte non ha accesso alle cure. Alcuni guariscono, ma la maggior parte dei contagiati muore. Suor Luciana avrebbe dovuto rientrare in Italia nel periodo pasquale, per sottoporsi ad alcune cure mediche, soprattutto per i postumi della malaria, ma il blocco aereo portuale le ha impedito di partire. Probabilmente riuscirà a tornare nel prossimo mesa di giugno. Per quanto riguarda i progetti del 2020, vi informiamo che abbiamo già inviato tre bonifici per un totale di 18 mila euro. Questo denaro serve per pagare le rette scolastiche dell’anno in corso, le quote per i corsi di apprendistato che permettono l’esercizio dei mestieri e soprattutto consentono alle Suore di preparare i pacchi di generi alimentari di prima necessità per i bambini e le loro famiglie. Da adesso in avanti abbiamo la necessità di raccogliere i soldi per far fronte alle iscrizioni dell’anno scolastico prossimo venturo e per continuare ad approvvigionare le scorte alimentari – continua Dughera – Sappiamo quanto sia difficile, in un momento come questo, trovare le risorse anche qui da noi e chiedere aiuto è pesante; tuttavia in un’ottica di condivisione non ci possiamo dimenticare dei nostri fratelli che fanno ancora più fatica. Se non dovessimo riuscire a pagare 1e iscrizioni scolastiche e gli apprendistati, se non avessimo i soldi per i pacchi alimentari, i bimbi di Fiatà sarebbero costretti a rinunciare alla scuola e la distribuzione degli alimenti potrebbe dover diventare mensile anziché quindicinale. Siamo certi che chi di noi avrà la possibilità farà la sua parte».