CENTRO – Ai sensi della nuova Ordinanza n. 28 adottata dal Sindaco il 19 marzo 2020 per prevenire e gestire l’emergenza epidemiologica, oltre l’interdizione di tutte le aree verdi, parchi, giardini, piste ciclabili, piazze sportive, attrezzature ludiche e aree gioco, è fatto divieto di passeggiare e svolgere attività fisica a una distanza superiore di 500 metri dalla propria abitazione. Questa volta, quindi, a rimetterci sono gli sportivi, tutti coloro che, avendo interrotto i consueti allenamenti, partite, giri in bicicletta, nuotate, corsi e sedute in palestra, hanno dovuto aggrapparsi all’unico spiraglio lasciato dal Decreto adottato dal Governo due settimane fa: la possibilità perlomeno di fare attività fisica. In merito, grazie all’assenso di Roberto D’Uva, ho deciso di “auto-intervistarmi”, dal momento che la mia passione per lo sport e per l’attività all’aria aperta ha sicuramente subìto un taglio dalla citata ordinanza n. 28.
In che modo le misure adottate dal Governo hanno influito sulla tua attività fisica?
«Innanzitutto sono stati interrotti gli allenamenti e le partite di pallacanestro, sport che pratico da quando sono bambino: non è stato facile, ma ero contento perché l’attività sportiva è un mezzo di contagio non indifferente».
Come hai continuato a mantenerti in forma?
«Leggendo bene il Decreto mi sono accorto che l’attività fisica all’aperto, svolta da solo e senza contatti, era non solo permessa ma anche incentivata dal Decreto del Governo, così due weekend fa mi sono concesso una corsa. Ho deciso di andare il pomeriggio tardi, già con il buio, non al pomeriggio con il sole, perché volevo evitare di incontrare gente. Sapevo che molti si sarebbero riversati nelle strade, a passeggiare, a correre, col cane ecc. I miei sospetti si sono poi verificati: Ancora tanta gente fuori casa, certo ognuno con le sue motivazioni, come la mia. Ma ho capito che sarebbe stato necessario fare un passo oltre. Così da lunedì scorso ho deciso di evitare anche l’attività fisica per strada, perché se tutti facessero il mio ragionamento allora le strade sarebbero comunque piene».
E la misura adottata dal Sindaco?
«Dimostra quello che ho appena finito di dire. Però fare attività fisica a massimo 500 m dalla propria abitazione vuol dire che chi abita in zone centrali della città, invece di andare verso la collina o la campagna per isolarsi, dovrà per forza restare nei paraggi, correre o camminare su marciapiedi, dove ci saranno altre persone che hanno fatto lo stesso ragionamento e anche tutti quelli che sono in giro per motivi utili quali la spesa, la farmacia, ecc.».
Quindi la misura rischia di creare maggiore assembramento. Il Sindaco ha sbagliato?
«No assolutamente. Non si possono sempre accusare le istituzioni. La misura è stata una reazione ai nostri comportamenti. Adesso tocca a noi capire che quando c’è una regola, peraltro presa in una situazione di emergenza – quindi presumibilmente non perfetta e dettagliata nei contenuti – non bisogna fare di tutto per cercare il modo di eluderla. Serve capirne la ratio, e comportarsi di conseguenza, una cosa che bisognerebbe imparare per il futuro, indipendentemente dal Coronavirus. Il buon andamento delle cose dipende in primis da noi. Si chiama democrazia. “La sovranità appartiene al popolo” vuol dire questo: assumersi la responsabilità da parte di ognuno del buon governo della “res publica”, ossia della “cosa pubblica”. Non significa che è sempre colpa di chi ci governa».
Cosa consigli per i patiti di attività fisica?
«Bisogna fare uno sforzo tutti. Ci sono tanti tutorial online per potersi allenare a casa, in giardino per chi può, sul balcone, in garage, in cantina. È necessario avere un po’ di pazienza, restare uniti e ognuno contribuire nel suo piccolo».
Davide Lucchetta