Da qualche tempo sulla mia scrivania staziona una volpe. Un’amica furba che mi aiuta a superare le mie risapute ingenuità. Questa settimana siamo stati a fare un servizio in Oratorio per la polenta solidale. «Ma guarda quanta brava gente c’è – ha esordito la mia volpe, tirandomi per una gamba del pantalone – Hanno risposto all’appello del parroco don Sergio Fedrigo che per l’organizzazione ha coinvolto tutte le associazioni che, in parte si sono messe a disposizione per girare la polenta e cuocere la salsiccia, ed in parte hanno portato persone, che non è mai facile di sabato sera». E poi cosa ti ha colpito di più? «Mi ha colpito la semplicità con cui tutti hanno parlato di solidarietà. E la timidezza delle persone che rispondevano alle tue domande». E poi? «E poi ancora la gente che si nascondeva dietro agli altri quando vedeva che ti avvicinavi col microfono per intervistarli. La sensibilità e la voglia di aiutare il prossimo, che di questi tempi non sono cosa scontata. Dopo tanto tempo ho visto una comunità impegnata insieme per un unico obiettivo». C’è qualcosa che non ti è piaciuto? «Si – mi risponde la volpe – La conta degli assenti che qualcuno ha voluto fare il giorno dopo sui social. Davvero di cattivo gusto. Ma la classe non è acqua e noi volpi lo sappiamo».