CENTRO – Prima Bologna, poi Modena e adesso è il turno di Torino. è una storia breve ma rumorosa quella delle “Sardine”, il movimento anti Lega che non sembra volersi fermare dentro i confini della sola Emilia Romagna. Il primo appuntamento nella nostra città è programmato per il 10 dicembre alle ore 19.00 in piazza Castello. Si prevede una partecipazione massiccia, e non mancano certo ragazzi di Trofarello che saranno presenti all’evento.
Luca Sperti – 21 anni, studente di Medicina – mette evidenzia in questi termini l’importanza di essere presente in piazza: «Penso che sia importante partecipare per manifestare il proprio disaccordo verso un clima incattivito e d’intolleranza che si vive in questi ultimi anni in Italia, come dimostrano gli insulti ricevuti dalla senatrice Segre o da Mattarella sui social. […] La mia speranza è quella di dimostrare che esiste una parte della società volenterosa di vivere in un tempo in cui il dialogo permetta l’incontro di idee diverse per risolvere i problemi del domani, in contrapposizione a chi fa dell’”altro” un mezzo per incanalare la frustrazione delle persone e ottenere consenso».
Sara Molfese – 24 anni, laureanda magistrale in neuropsicologia – sottolinea alcune sue preoccupazioni che la spingono a partecipare alla manifestazione: «Mi fa realmente paura l’atmosfera xenofoba e razzista che sta prendendo piede nemmeno troppo velatamente e di cui nessuno sembra preoccuparsi, ma che invece viene sostenuta e ampliata facendola passare per semplice e innocuo “amor di Patria”. Mi spaventa che la principale forza politica del nostro Paese basi la propria propaganda sulla “paura del diverso” e sulle “fake news”, facendo leva sugli istinti più beceri delle persone, gettando loro in pasto un nemico comune contro cui unirsi e schierarsi nella falsa speranza di risolvere così i loro problemi». Sara dice di non sentirsi rappresentata da nessuna forza politica esistente al momento, tuttavia, «sento che se ci si continua a discostare da questo tipo di pensiero prendendone le distanze, solo arricciando il naso e scuotendo la testa davanti al tg, non vi è speranza che le cose cambino e che scompaia questo clima di intolleranza generale, nel migliore dei casi, o odio nel peggiore. Nel mio piccolo spero che partecipando a un’iniziativa del genere possa passare il concetto che l’Italia non è solo Salvini e “Prima gli Italiani/Prima la Famiglia” ma che siamo in tanti, ormai nemmeno più così tanto silenziosi, a volerci opporre a questa mentalità e a esigere un cambiamento verso una società più aperta, rispettosa, educata, civile e culturalmente degna quale è».
Infine, Davide Nirta – 21 anni studente di Scienze Internazionali dello Sviluppo e della Cooperazione – esprime in maniera netta il suo dissenso verso il troppo silenzio degli ultimi anni. «Ho deciso di partecipare a questo raduno pacifico e senza bandiere politiche per dire “basta” a questo clima d’odio e di violenza che negli ultimi anni e sempre di più negli ultimi mesi ha invaso il nostro Paese. […] Penso siamo stati in silenzio per troppo tempo, è il momento di arginare questa legittimazione di parole, frasi e azioni offensive che non solo non possono essere in nessun modo (come invece avviene) giustificate, legittimate o minimizzate, ma che devono essere condannate. E’ il momento di dire “no” all’ondata di paura e di odio seminato dalle destre radicali, è il momento di dire “no” al sovranismo, al populismo e alla violenza».
Dati gli studi di un ramo di Scienze politiche a cui è iscritto e di cui frequenta il terzo anno, ne abbiamo approfittato per chiedere a Davide un parere più articolato sul movimento.
Le proteste fanno parte di un malcontento più ampio di quello che esprimono? In altri termini, Salvini è solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso?
«Penso che questi raduni facciano parte di un malcontento più ampio legato ad una sinistra che negli ultimi anni si è fatta sicuramente più silenziosa e che, forse, non ha saputo cogliere metodi comunicativi ed efficaci, di cui Salvini sembra esserne il maestro. Penso dunque che il malcontento sia dovuto ad una difficoltà più generale di molte persone di riconoscersi in qualche figura politica che sappia davvero tener testa e proporsi come alternativa convincente all’ex Ministro degli Interni, che negli ultimi mesi ha saputo dominare la scena pubblica (quella istituzionale meno) mettendo in sordina gli altri. Non direi però che Salvini è semplicemente la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Per quanto effettivamente ci sia un malcontento che va oltre alla sua singola figura, penso che Salvini sia il principale responsabile del clima di legittimazione dell’odio che si è venuto a creare in Italia. Egli ha fatto traboccare da solo il suo vaso con una ripetuta politica della paura basata su una falsificazione della realtà, che inevitabilmente è stata presa come capro espiatorio del malessere comune. Basti pensare, ad esempio, che l’Italia è il paese con la percezione più distorta dell’intera Eurozona sulla percentuale di migranti presenti sul territorio, un 8 % reale contro un 40% percepito, il che inevitabilmente sposta l’attenzione da molti altri problemi veri che per essere risolti hanno bisogno di una classe politica adeguata, che non miri solo ad accrescere il suo consenso attraverso notizie false e opportunistiche».
Davide Lucchetta