Da qualche tempo sulla mia scrivania staziona una volpe. Un’amica furba che mi aiuta a superare le mie risapute ingenuità. L’altra sera l’ho portata a fare una passeggiata lungo il viale della Resistenza. Il viale è inondato da una folta pioggia di foglie autunnali. La mia volpe sembra quasi impazzita. Salta, si tuffa e si rotola in cumuli di foglie. «Una cosa l’avete fatta giusta. Lasciare questo bellissimo tappeto di foglie per permettere a noi volpi di divertirci» mi dice soddisfatta. «Veramente le foglie andrebbero raccolte e mandate in discarica» gli rispondo. «Mmmmmh. Non mi convinci – mi rimbrotta la volpe – Figurati chi ha voglia di raccogliere le foglie. Ma poi da che mondo è mondo le foglie cadono dagli alberi. Diventano fertilizzante perché marciscono sul terreno. Il problema è che voi umani avete ricoperto il terreno di cemento, asfalto e tante altre diavolerie che rendono il fondo scivoloso e pericoloso per voi umani che pretendete di camminare con delle scarpe che tengono il piede sollevato dal terreno di almeno 4, 5 centimetri». E proprio mentre dice queste cose la signora davanti a noi cade rovinosamente a terra. Perdiana sta’ volpe ha sempre ragione. Inizia a darmi sui nervi.