CENTRO – Presentazione trofarellese per “mamma Tu in che pancia sei nata? il primo libro della maestra trofarellese Sara Anceschi, insegnante con cattedra alle elementari Rodari. Appuntamento presso la Biblioteca Civica, sabato 28 settembre in occasione della festa del lettore. «Sono nata in Brasile a Salvador Bahia nel 1984 e sono stata adottata dai miei genitori quando avevo due mesi di vita. Oggi sono mamma di Mattia e Sofia e sono un’insegnante di scuola primaria in servizio a Trofarello dal 2012. Sono sempre stata affascinata dal mondo adottivo – racconta la Anceschi – Per un certo periodo della mia vita, ho creduto che questo lavoro potesse diventare la mia professione. Invece, la vita mi ha portata altrove, al primo amore, l’insegnamento. Non ho mai abbandonato la passione per il tema adottivo, l’ho portata con me nel mio lavoro, nelle mie lezioni con i miei piccoli alunni, considerando la mia storia personale una risorsa. Ritengo che sia un’importante lezione di vita per i bambini, perché in futuro possano diventare adulti consapevoli, responsabili, sensibili e attenti a cogliere le differenze e a valorizzarle». Ci parli del suo libro… “Mamma, tu in che pancia sei nata?”, collana Genitori Si Diventa, Edizioni Ets, racconta la mia storia, la mia autobiografia. Ho cercato di portare i lettori a contatto con i miei pensieri sul mio passato, sulla mia storia adottiva, nelle mie riflessioni su una madre di origine che non ricordo, ma ho immaginato, nel dialogo con i miei genitori, eterni interlocutori nel sorriso e nel dolore».
Come è arrivata alla stesura di questa sua autobiografia? «Ho deciso di scrivere questo libro per raccontare l’adozione attraverso gli occhi di chi l’ha vissuta in prima persona, una figlia.
La letteratura sull’adozione è molto variegata e ben assortita. Ci sono manuali scritti da esperti psicologi, psichiatri, neuropsichiatri infantili, giuristi, molti diari scritti da genitori adottivi.
Meno presenti, invece, i protagonisti principali dell’adozione: chi è stato adottato. Noi, adottati negli anni Ottanta, siamo cresciuti e diventati adulti. La nostra voce è la testimonianza di chi ha vissuto l’adozione sulla propria pelle, una risorsa, a mio parere importante, per i genitori e per coloro che si avvicinano all’adozione. Ho scelto di raccontare la mia vita a partire dalla mia esperienza di maternità per andare poi a ritroso nel tempo e ho voluto farlo senza che psicologi o altri professionisti esprimessero alcun giudizio sulla mia storia. Il mio obiettivo è “rendere l’adozione una delle eventualità della vita” e non etichettarla necessariamente come problematica. Certo, ci sono situazioni in cui l’adozione ha innescato dinamiche complesse, ma non sempre le cose vanno in questo modo. Per me l’adozione è stata l’esperienza che mi ha permesso di diventare la figlia dei miei genitori, mamma Anna e papà Giancarlo.
È stata il mezzo che ci ha permesso di diventare una famiglia, l’opportunità più importante che mi è stata data, ma non è ciò che ci definisce».