Gentile Direttore,
La morte di Natalino Trinchero ha colpito, dolorosamente, come me molti trofarellesi che l’hanno conosciuto e stimato nella sua vita. “La Città” ha fatto bene a ricordarlo per il suo impegno, sia amministrativo a Trofarello, quale consigliere e assessore nelle giunte Zenatti e Cortassa, sia politico, sia sociale, schierato sempre con chi affrontava con fatica e dolore le difficoltà della vita.
Ma Natalino non era uomo che cercava cariche o ruoli, amministrativi, politici o sindacali. Era soprattutto un sognatore, pronto a lanciarsi in scelte di impegno personale diretto, senza paure, senza sconti, in nome dei suoi forti principi prima di tutto etici e quindi politici. Di Natalino si ricordano certamente gli slanci improvvisi e forti che lo animavano, ma si rischia di dimenticare i risultati che quegli slanci hanno prodotto.
Nella CGIL degli anni ’70 e ’80 del secolo scorso ho lavorato più volte con Natalino in Fiom e in Cgil e vorrei qui ricordare due storie sindacali che abbiamo condiviso.
Prima di tutto un episodio in apparenza minore, ma capace di esprimere i valori per i quali lottava. Natalino era responsabile Fiom del Lingotto. Era il 1975, prima crisi petrolifera e la Fiat aveva deciso di licenziare i lavoratori delle imprese di pulizia. Come sindacato di questi lavoratori organizzammo con Natalino lo sciopero dei lavoratori Fiat del Lingotto, contro questi licenziamenti. Fu un fiasco, ma la passione con la quale affrontò assemblee, discussioni, ma anche isolamento e critiche, ruppe il silenzio sul fatto che i più deboli dovessero pagare da soli il prezzo della crisi, evitò quei licenziamenti, pose le basi per la nascita di norme più stringenti di salvaguardia dei lavori più marginali, e ricreò in fabbrica un clima di solidarietà e di unità.
Responsabile sucessivamente della zona Mirafiori della Cgil, Natalino lanciò una campagna di lotta per cambiare la situazione della stazione del Lingotto, allora una piccola stazioncina dimenticata in mezzo ai binari, dentro la quale si riparavano centinaia e centinaia di lavoratori in attesa dei treni, spesso e volentieri in ritardo. Manifestazioni, occupazioni della stazione, portarono le Ferrovie dello Stato a presentare un progetto di costruzione della nuova stazione e di quadruplicamento delle linee ferroviarie di accesso a Torino, opere dalle quali prese poi avvio un grosso processo di trasformazione urbanistica della città.
Ho voluto raccontare queste due storie che, secondo me, rappresentano bene quanto Natalino sapesse cogliere gli aspetti veri dei problemi che affrontava come sindacalista, sapesse dar loro slancio, sapesse cioè infondere loro la forza per diventare vere conquiste. La storia di un uomo è fatta di mille episodi, più o meno felici, la sua memoria la portiamo dentro di noi per come ha saputo cambiarci.
Grazie Direttore per lo spazio che mi ha concesso.
Alberto Bronzino