CENTRO - Una classe della scuola elementare Rodari in visita all’arsenale della Pace del Sermig. Il 12 aprile la classe 4°B, con le sue insegnanti Sara Anceschi, Lidia Minelli e Cristina Toso, della scuola Gianni Rodari, anche grazie al fatto che un’alunna della stessa, di nome Noemi, è nipote del signor Ernesto Olivero, si è recata in visita al Sermig di Torino, situato nell’ex Arsenale Militare in piazza Borgo Dora, zona Porta Palazzo,
«Grazie alle spiegazioni fatte dall’accompagnatrice, i ragazzi e noi insegnanti, ci siamo potuti rendere conto dal vero di quelle che sono le finalità e le attività svolte dal celebre ente no profit in più parti del mondo, con la consapevolezza delle enormi disparità che esistono sul piano, a volte, della pura sopravvivenza per alcune popolazioni, in confronto all’opulenza del nostro mondo occidentale, pur tenendo conto però che anche nella nostra bella Italia e nella stessa città di Torino, vi sono sacche di assoluto degrado e disadattamento – spiega Sara Anceschi – Un merito assolutamente ammirevole è da considerarsi relativamente all’attività di insegnamento dela lingua italiana nei confronti degli immigrati svolta dai volontari, oltre che per l’assitenza sanitaria, di appredimento professionale e accoglenza notturna in confortevoli camere pulite e attrezzate.
Infine, i nostri ragazzi, insieme a quelli delle altre classi, hanno partecipato attivamente all’attività finale di gruppo, culminata con la dimostrazione grafica sul maxischermo dell’assolutamente discriminante distribuzione della ricchezza e delle risorse alimentari nel mondo, rendendosi conto in modo pratico di quanto è stato detto loro. Sicuramente questa esperienza, lascerà un segno positivo e tangibile in tutti, anche grazie al ricordo della fotografia di gruppo scattata insieme al fondatore, Il signor Ernesto Olivero, la sorella Lidia e i suoi più stretti collaboratori Rosanna Tabasso e Don Andrea, che dopo anni di abbandono e degrado, grazie ad un immane e ammirevole lavoro di risrutturazione, lo hanno fondato nel 1983 facendone un polo attivo e funzionale per il nostro capoluogo e non solo – conclude la Anceschi – In definitiva, quel sito, da fabbrica di strumenti di morte, è diventata un polo importantissimo per la pace tra i popoli».