CENTRO – Le socie del Neyrone espongono le proprie opere in una mostra fotografica, in carnet dal 29 marzo al 4 maggio. Inaugurazione domani, giovedì 29 marzo, ore 21 nella Galleria del Marzanati c/o Centro Polifunzionale Marzanati Via Cesare Battisti 25. Le fotografe sono: Claudia Canta, Carla Ciampoli, Maria Grazia Landini, Rosella Perlo, Ivana Sancandi, Luisella Terrini Prino e Marina Vercellio.
«Con la mostra vogliamo rendere pubbliche le fotografie delle donne del Fotoclub Neyrone – spiega Marina Vercellio – In tutto siamo sette socie, tutte attive con vari progetti e varie tipologie di idee. Abbiamo portato i nostri progetti ad alcune manifestazioni ed ora abbiamo deciso di rendere visibili in un’unica mostra collettiva i progetti che rappresentano ognuno di noi. I progetti sono molto differenti fra loro. Si passa dalle fotografie legate alla natura, come le fotagrafie sul mare di Maria Grazia Landini, a fotografie sulla natura di Ivana Sancandi. Ci sono poi progetti completamente diversi legati al sociale come quello di Rosella Perlo sulla popolazione. Ci sono poi lavori più concettuali realizzati da Claudia Canta che ha associato delle immagini della natura con dei concetti musicali di fondo, sviluppato con una maestria particolare. Carla Ciampoli ha portato avanti un progetto sulla sua idea di “mosso” che ha sviluppato da fotografie mosse che alla fine si trasformano in qualcosa di concettuale. Il mio progetto – continua Marina Vercellio – è un progetto intimo legato ad un legame profondo con mia madre, partendo da una lettera che mi scrisse mia madre».
«Sono arrivato alla fotografia perché la foto era già in casa con mio padre che sviluppava e stampava nel bagno di casa – spiega Carla Ciampoli – Da fotoamatore mio padre mi ha trasmesso questa passione. All’idea di mosso ci sono arrivato per caso. Creare un progetto per una rassegna dove il tema è libero non è così facile. Volevo portare qualcosa di credibile. Per caso mi è venuta questa idea e partendo dall’idea di mosso tangibile sono arrivata all’idea di mosso concettuale. Le sei fotografie che ho portato alla rassegna sono improntate proprio a questo». Cos’è la fotografia per lei? «Per me la fotografia è libertà. L’idea di poter essere da un’altra parte senza essere contaminato da nulla – conclude Ciampoli – Essere liberi perché si può fotografare tutto quello che si vuole, non necessariamente deve esserci una foto bella e buona. Fotografare significa poter bloccare quello che stai vivendo in un certo momento. Credo che solo un fotografo ha questa capacità, questa forza, questa magia di fermare il tempo». Cosa vuol dire essere una donna fotografa? «Forse vedere il mondo con un occhio diverso, più delicato. Forse significa anche trovare il delicato in situazioni in cui di dlicato non c’è nulla. E sto pensando alle donne fotoreporter che vivono nei paesi di guerra o in posti in cui le donne non vivono nelle condizioni che viviamo noi tuttu i giorni».
E cos’è la fotografia per Claudia Canta? «Per me la fotografia è esprimere con i colori le emozioni. A me piace molto fare fotografie che esprimono sentimento ma riprendendo in modo particolare ciò che vedo attorno a me – spiega Canta – Alla mostra porto un lavoro raffigurante una tempesta ripresa nel mese di agosto, partendo dall’avvicinarsi delle nuvole fino ai fulmini».
Come si è avvicinata alla fotografia? «Il mio rapporto con la fotografia è iniziato con le prime foto ricordo scattate con mia madre. Poi ad un salone internazionale di fotografia negli anni 80. Ho avuto modo di conoscere molti autori importanti – spiega Marina Vercellio – Poi nel 2013 ho fatto l’esperienza più importante nell’ambito della fotografia. Altra importante tappa della fotografia e soprattutto nel rapporto con la città di Trofarello è stata la partecipazione al progetto che ci ha visto fotografare i volontari delle associazioni della città. L’impatto con i volontari è stato ottimo, è stato bello fotografarli. Il mio legame con Trofarello risale alle mie origini. I miei nonni sono trofarellesi ed io sono molto legata al Circolo Neyrone, perché mi trovo molto bene con loro».