CENTRO – Ha riscosso un enorme successo il trailer del video che presenta il docufilm “Volevo Essere Imbriani”, testimonianza sulla vita del giocatore Carmelo Imbriani, cresciuto nel Napoli Calcio e scomparso prematuramente dopo un breve ma promettente esordio in serie A e come allenatore della squadra della sua città natale, il Benevento. Sull’idea del film batte il cuore del trofarellese Alberto Scarino, che è stato ispiratore del progetto, assumendo anche l’incarico di direttore di produzione del docufilm realizzato dalla Hitch2 Produzioni, società che opera nel settore culturale, in particolare in quello della produzione di film, cortometraggi, documentari e di eventi ad essi collegati. «A quattro ore dal lancio del trailer del docufilm “Volevo Essere Imbriani”, stiamo riscontrando numeri che vanno oltre ogni più rosea aspettativa 21.708 persone raggiunte, 5782 visualizzazioni del video, 919 reazioni e commenti, 210 condivisioni» spiega Scarino. Il film è un punto di raccordo tra il ricordo del calciatore sannita, (mediante interviste a persone che lo hanno conosciuto) e la promozione dei valori positivi. Il tutto raccontando la storia dei bambini che si avvicinano al mondo del calcio. Il documentario prevede interviste a Marcello Lippi, Ivan Zazzaroni, Alfonso De Nicola e Fabio Pecchia. Fra gli attori Peppe Barile e Nello Mascia. La ricostruzione della vita da calciatore di Imbriani ha lo scopo di omaggiarne la memoria e renderne più vivo il ricordo, incentivando e promuovendo le tematiche benefiche legate al suo personaggio. E proprio alla beneficenza sarà destinato l’incasso della prima di serata al cinema “Multisala Gaveli” di Benevento del 15 febbraio, giorno in cui ricorre anche il quinto anniversario della scomparsa del capitano e allenatore sannita. «Il costo del biglietto – spiega Alberto Scarino – sarà completamente devoluto in beneficienza per realizzare due progetti. L’incasso sarà devoluto in parte alla Fondazione “Daniele Chianelli” di Perugia, dove Imbriani e la sua famiglianb sono stati ospitati durante gli ultimi mesi di vita, e in parte per la realizzazione di un campo da calcio per bambini africani».