CENTRO - Bagarre in consiglio comunale durante la lettura delle comunicazioni del primo cittadino alla pubblica assise, con minaccia del presidente del consiglio di allontanare dall’aula il consigliere di opposizione del Movimento 5 Stelle Anna Friscia. Alterco provocato dall’utilizzo da parte del primo cittadino Gian Franco Visca di alcune stampate contenenti le chat di una classe della scuola Rodari inerenti alla necessità di verificare il servizio mensa. Le continue lamentele dei ragazzini hanno portato i genitori a parlarne sulla chat di classe. Chat che, in quanto comunicazioni tra cittadini, doveva probabilmente restare all’interno della classe. Ma qualcuno, ignorando la legge sulla privacy, l’articolo 15 della Costituzione che garantisce l’inviolabilità della libertà e della segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione e non conoscendo l’introduzione del reato di “Diffusione di riprese e registrazioni fraudolente” effettuate da privati, (fattispecie per cui è prevista l’introduzione all’art. 617 septies del codice penale), ha pensato di fornire in copia stampata direttamente nelle mani del sindaco Visca i documenti che dibattevano privatamente la questione mensa, grammature e conseguente fame dei bambini della quinta della Rodari. Così ora, a meno che la maggioranza – che in parte, (quella non ignara di fondamenti di diritto costituzionale e penale) ha già preso, sottobanco, le distanze da episodio ed ingenuità commessa – non abbia avuto autorizzazione alla pubblica lettura in consiglio comunale, potrebbe ravvisarsi la presenza di un reato. Un reato non da poco. Il decreto legislativo con cui è stato introdotto, nel codice penale, il nuovo delitto di “diffusione di riprese e registrazioni di comunicazioni fraudolente”, che vieta la diffusione di conversazioni, incontri privati, registrazioni telefoniche o telematiche, prevede 4 anni di carcere a condizione che il fine di chi agisce sia quello di recare danno all’altrui reputazione o immagine. Seppur non esistessero i requisiti per una denuncia resterebbe il dubbio sull’opportunità della diffusione di tale documentazione. Non l’ha presa bene il consigliere del Movimento 5 Stelle che di quella chat fa parte.
«L’occhio del sindaco sulle conversazioni private dei genitori non è una novità – esordisce il consigliere Friscia – Non è la prima volta che il sindaco, in consiglio comunale interviene citando cose lette sui social network, dove dichiara di non essere presente. Ma nell’ultima seduta si è superato il segno. Qualcuno ha fornito al signor Visca la fotocopia degli interventi di una conversazione whatsApp interna e privata tra i genitori di una classe della scuola Rodari. Ci sembra gravissimo dare lettura di messaggi privati e acquisire agli atti del consiglio nomi e numeri di telefono di ignari genitori per un bieco attacco politico alla sottoscritta – continua la Friscia – E se non fosse illegale questo comportamento sarebbe oltremodo ridicolo e infantile: immaginate un sindaco settantenne che va a fare il guardone nelle chat a cui non partecipa, e le legge nelle sedute pubbliche del consiglio comunale.
Vogliamo quindi mettere in guardia tutti i trofarellesi: controllate se alle vostre chat partecipano spioni istituzionali e sappiate che tutto quello che scrivete potrebbe finire direttamente nelle mani del sindaco».