Conclusione del bando per i nuovi alloggi ATC di via Nenni: l’opposizione invita a un cambio di paradigma

CENTRO – Il bando per l’assegnazione degli alloggi nel nuovo edificio realizzato dall’ATC di Torino in via Nenni, su un terreno messo a disposizione dal Comune di Trofarello, sta per concludersi. Con questa operazione salgono a tre gli edifici di edilizia popolare costruiti dall’ATC nel territorio di Trofarello negli ultimi 50 anni, insieme alle strutture di via Torino e via Belvedere.
In questo contesto, il consigliere di opposizione Marco Cavaletto esprime la sua visione su come affrontare l’emergenza abitativa senza ricorrere a ulteriori costruzioni su terreni agricoli.


Consigliere Cavaletto, cosa pensa della conclusione del bando per gli alloggi in via Nenni?
«È una notizia positiva che il bando si stia concludendo, e sono certo che le famiglie che ne beneficeranno ne saranno sollevate. Tuttavia, ritengo che questo progetto debba rappresentare l’ultima realizzazione fatta seguendo lo schema tradizionale, dove il Comune mette a disposizione terreni liberi e l’ATC costruisce nuove abitazioni».
Perché crede che questo schema debba essere superato?
«Il problema non è la mancanza di necessità di case popolari, ma l’uso del territorio. Sottrarre terreni all’agricoltura per nuove costruzioni non è più sostenibile, soprattutto considerando che il nostro patrimonio edilizio conta già molti alloggi vuoti e inutilizzati. Inoltre, nella nostra regione ci sono migliaia di metri cubi di edifici industriali e commerciali abbandonati che potrebbero essere riqualificati a scopo abitativo».
Quali alternative propone per affrontare l’emergenza abitativa?
«Regione, ATC e singoli comuni dovrebbero concentrarsi sul recupero del patrimonio edilizio esistente. Questo significa censire e riqualificare alloggi disabitati o inutilizzati e trasformare edifici industriali o commerciali abbandonati in residenze. A Trofarello, per esempio, abbiamo l’ex mulino in via Torino e numerosi alloggi sfitti, come in via Trieste e via Roma. Riqualificando questi immobili, si potrebbe dare una risposta efficace ai bisogni abitativi senza occupare nuovi terreni».
Qual è il ruolo dell’amministrazione comunale in questo processo?
«L’amministrazione deve guidare il cambiamento. Innanzitutto, deve fare un censimento approfondito per identificare da un lato le emergenze abitative e dall’altro gli alloggi sfitti o inutilizzati. Poi, è necessario creare incentivi e collaborazioni con i proprietari privati per rendere questi immobili disponibili. Infine, deve vigilare affinché si rispettino criteri di sostenibilità ambientale e sociale in ogni nuova pianificazione urbana».
Ha un messaggio finale per i cittadini e le istituzioni?
«Sforziamoci tutti di non occupare più terreni agricoli. Ogni nuovo edificio costruito su suolo vergine rappresenta una perdita irreversibile per il nostro territorio. Recuperare e riutilizzare ciò che già abbiamo è la strada giusta per uno sviluppo sostenibile, responsabile e rispettoso dell’ambiente».