CENTRO – In occasione della giornata contro il bullismo ed il cyberbullismo, lo scrittore trofarellese Stefano Peiretti, propone una sua riflessione. «Il costante avanzamento della tecnologia ha portato il mondo digitale a giocare un ruolo sempre più centrale nelle nostre vite quotidiane. Tuttavia, con i benefici della connettività online sono emerse sfide significative. In un periodo post-Covid, in cui l’educazione digitale è diventata cruciale, la sfida educativa si intensifica, richiedendo non solo consapevolezza ed empatia, ma anche un solido fondamento di competenze digitali – esordisce Peiretti – Il bullismo, fenomeno già conosciuto prima della pandemia, ha assunto nuove sfumature nel contesto digitale. Il cyberbullismo si manifesta attraverso l’uso di mezzi elettronici, nei social network e nella messaggistica istantanea, con l’intento di danneggiare, minacciare o intimidire un individuo. Uno degli aspetti critici riguarda la difficoltà di monitorare e gestire questo fenomeno. La rete offre uno scudo di relativo anonimato, incoraggiando comportamenti aggressivi che talvolta non si manifesterebbero nella vita offline. La velocità con cui le informazioni si diffondono online rende inoltre difficile intervenire prontamente per prevenire danni emotivi e psicologici. La complessità delle dinamiche che si celano dietro il cyberbullismo e i pericoli della rete rende essenziale e urgente un approccio educativo che incorpori sia l’empatia sia l’educazione digitale.
Quest’ultima gioca un ruolo centrale con l’obiettivo di consegnare degli strumenti necessari per navigare in modo sicuro sul web. Promuovere la consapevolezza sui rischi che si incontrano, insegnare le basi della sicurezza online e sviluppare competenze critiche per valutare le informazioni sono altri elementi essenziali da tenere in considerazione. Nella nostra missione educativa siamo chiamati a integrare l’educazione digitale, affrontando non solo gli aspetti tecnici, ma anche le dinamiche sociali e comportamentali che si innescano nella rete.
L’empatia rimane un elemento cruciale in questa equazione, poiché incoraggia una comprensione profonda delle conseguenze delle azioni online. Coltivare l’empatia significa promuovere una cultura digitale basata sul rispetto reciproco, sulla gentilezza e sulla responsabilità, contrastando attivamente comportamenti negativi.
Il periodo post-Covid ha visto un incremento esponenziale delle attività online, con l’istruzione a distanza, i giochi online, le riunioni virtuali e le interazioni sociali che si sono trasferite sul digitale. Questo ha amplificato il rischio di esporre soprattutto i giovani a situazioni di bullismo e cyberbullismo, sottolineando l’urgenza di un approccio educativo completo. Il Moige ha diffuso dati allarmanti: il 54% dei ragazzi è vittima di bullismo, il 31% di cyberbullismo, e solo il 34% di loro fornisce aiuto alla vittima. Il 52% è consapevole dei reati online, mentre il 26% non lo è. Il 54% delle situazioni coinvolge body shaming, mentre il 50% è motivato dalla volontà di dimostrare superiorità sugli altri. Un segnale positivo emerge dall’intervento tempestivo dei docenti, che si verifica nel 46% dei casi. Inoltre, il 22% dei minori trascorre oltre 5 ore al giorno online, mentre il 63% si connette a internet senza alcuna supervisione – conclude Peiretti – La sfida educativa nel mondo digitale post-Covid richiede un impegno combinato per sviluppare non solo competenze tecniche, ma anche competenze socio-emotive, consapevolezza etica e sociale. Solo attraverso l’empatia e un’educazione digitale solida possiamo sperare di creare un ambiente online sicuro, sano e inclusivo, dove ognuno possa contribuire a costruire una società digitale più rispettosa e responsabile».