Noi presenta una mozione per il rispetto del territorio

CENTRO – Una mozione per il rispetto del territorio, proposta dal gruppo consiliare Noi Trofarello. «Vogliamo portare l’attenzione del consiglio comunale ai problemi ambientali giungendo ad approvare un regolamento per il “consumo netto di suolo zero” per salvaguardare il suolo agricolo e forestale dalla cementificazione e dall’urbanizzazione, eliminando dalla pianificazione urbanistica comunale tutte le previsioni di espansione del territorio urbanizzato, ad eccezione degli interventi urbanistici che hanno conformato il diritto edificatorio legalmente riconosciuto o sui quali vi sia un fortissimo interesse pubblico alla loro realizzazione. Questo anche per ridurre il Rischio Idraulico coerentemente con gli indirizzi della “Direttiva Alluvioni 2007/60/CE” relativa alla valutazione e alla gestione dei rischi di alluvioni, perseguendo la resilienza idrologica ed idraulica del sistema territoriale per valutare la compatibilità idraulica degli interventi di trasformazione urbanistica ed edilizia. Con la Mozione vogliamo anche chiedere al Governo un impegno specifico per attuare provvedimenti atti a ridurre il consumo di suolo e il ripristino di una Unità di Missione specifica per la prevenzione al dissesto idrogeologico, perché la prevenzione richiede un piano di lungo periodo, finanziamenti strutturali e una forte e autorevole regia centrale in grado di coordinare, indirizzare, animare ed eventualmente sostituire le tante autonomie e i tanti soggetti che operano in maniera parcellizzata e spesso episodica in questo ambito.

Spingiamo per sollecitare la Regione Piemonte a deliberare leggi specifiche per la protezione del suolo e la riduzione di consumo di suolo e la Citta Metropolitana di Torino ad aggiornare e promuovere linee guida per la protezione del suolo e la riduzione di consumo di suolo, anche per il tramite di un nuovo “Piano Territoriale di Coordinamento”, al fine di proteggere il territorio – commentano i consiglieri di opposizione Maggio, Sandrone e Cavaletto – I cambiamenti climatici ed i fenomeni estremi ad essi connessi, la cementificazione, l’errata pianificazione del territorio, la scarsa cura del territorio e l’abusivismo edilizio sono tra le cause principali dell’aumento progressivo dei disastri ambientali e del dissesto idrogeologico del nostro Paese. Il consumo di suolo non solo non rallenta, ma nel 2021 riprende a correre con maggiore forza, superando la soglia dei 2 metri quadrati al secondo e sfiorando i 70 chilometri quadrati di nuove coperture artificiali in un anno, un ritmo non sostenibile che dipende anche dall’assenza di interventi normativi efficaci in buona parte del Paese o dell’attesa della loro attuazione e della definizione di un quadro di indirizzo omogeneo a livello nazionale. Le conseguenze sono anche economiche, e i costi nascosti, dovuti alla crescente impermeabilizzazione e artificializzazione del suolo degli ultimi 15 anni, sono stimati in 8 miliardi di euro l’anno che potrebbero incidere in maniera significativa sulle possibilità’ di ripresa del nostro Paese – continuano i consiglieri – L’Italia è uno dei paesi europei maggiormente interessati da fenomeni franosi, con oltre 620.000 frane (area di circa 24.000 km2, pari al 7,9% del territorio nazionale). Ogni anno sono qualche centinaio gli eventi principali di frana sul territorio nazionale che causano vittime, feriti, evacuati e danni a edifici, beni culturali e infrastrutture lineari di comunicazione primarie (122 eventi principali nel 2020, 220 nel 2019, 157 nel 2018, 172 nel 2017, 146 nel 2016, ecc.). La Direttiva 2007/60/CE relativa alla valutazione e alla gestione dei rischi di alluvioni ha lo scopo di istituire un quadro di riferimento per la valutazione e la gestione dei rischi di alluvioni. È stata attuata in Italia con il D.lgs. 49/2010. Le aree a pericolosità’ idraulica elevata in Italia sono pari a 16.224 km2 (5,4% del territorio nazionale), le aree a pericolosità media ammontano a 30.194 km2 (10%), quelle a pericolosità’ bassa (scenario massimo atteso) a 42.376 km2 (14%). Lo stato non è mai riuscito a debellare realmente il fenomeno dell’abusivismo edilizio, che rimane molto forte in varie aree del nostro paese. Oltre il 90% dei comuni italiani è a rischio frane o alluvioni: complessivamente 7 milioni e mezzo di italiani sono esposti a questi due pericoli (1,3 milioni per il rischio frane, 6,2 milioni per il rischio alluvioni). Ovvero, in totale, più’ del 12% della popolazione. Dal 2013 al 2019 il danno economico provocato da frane e alluvioni in Italia è stato pari a 20,3 miliardi di euro, per una media di quasi 3 miliardi l’anno, mentre i fondi spesi in prevenzione sono stati pari a 2,1 miliardi di euro, un decimo dei danni stimati in Italia, nello stesso arco di tempo, a causa degli stessi fenomeni estremi».

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