CENTRO – Continua il viaggio per la conoscenza dei volontari della Croce Rossa. Giancarlo (Gianchi o Fax) Fassi è nato a Torino il 16 agosto 1968. «Dico mio malgrado perché fosse stato per me sarei nato qualche anno dopo, così adesso sarei più giovane. Da bambino sono sempre stato un po’ irrequieto, anche se mia Mamma mi definiva diversamente. Poi per fortuna sono cresciuto. E no, non sono migliorato. Appassionato da sempre di moto (ne ho avute tre), di musica di ogni genere, soprattutto rock e country, e del buon cibo – spiega Fassi – Verso i diciott’anni iniziai a frequentare per due anni il Seminario Maggiore di Torino, ma visto che il grado massimo che avrei potuto raggiungere sarebbe stato quello di chierichetto, lasciai perdere. Una volta diplomato come Agrotecnico, svolsi Servizio Civile in Parrocchia a Carignano. Dopodiché, nel Maggio ’90, iniziai a lavorare nel prosciuttificio Lenti di Santena dove lavoro tutt’ora. Grazie ad un collega conobbi il fantastico mondo della Croce Rossa. Sempre a Carignano iniziò la mia avventura, finché non venni rapito da un’amica ed arrivai a Trofarello, dove svolsi servizio da fine ’91 a fine ’99. Smisi ahimé per impegni di famiglia e di lavoro. Per svariati motivi non riuscii a rientrare in servizio finché, per un caso fortuito, sentii che c’era un corso di accesso. Proprio a Trofarello (dove abito da Febbraio ’22). Mi è bastato poco, grazie ad alcuni di voi, per ritrovare l’ambiente amichevole che avevo lasciato 23 anni fa. Per fortuna non è cambiato. Infatti quando mi chiedono “Ma sei rientrato in Croce Rossa?” io rispondo “No, sono tornato a casa».
Seduta vicino a Gianchi, prima ancora di fargli qualche domanda, gli dico che mi fa venire in mente un furetto: veloce, simpatico, disponibile. Gli si apre un sorriso: “É quello che mi hanno sempre detto in famiglia. Mi definiscono quello che raccoglie i pulcini bagnati“. Quasi si vergogna! Gli chiedo di parlarmi di questa sua irrequietezza e lui parte spedito con la spiegazione: «Sono stato in parte influenzato dalla figura di un familiare, missionario, la sua generosità, la sua apertura verso gli altri mi ha portato a fare scelte particolari nella mia vita, mi ha dato la curiosità per cercare di capire a fondo come funzionano le cose, mi ha aiutato a confrontare la mia vita con quella degli altri e mi ha reso molto sensibile e molto attento verso le persone». Quindi la tua non è vera e propria irrequietezza, ma una necessità di conoscenza dei bisogni altrui per metterti a disposizione e al loro servizio. Sorride, timidamente. «Si, vorrei che tutti potessero vivere una buona vita. In CRI ho trovato il modo di poter esprimere questo mio desiderio: come volontario sono super partes e questo mi aiuta ad ascoltare, ad accogliere con lo spirito giusto chi devo soccorrere, non solo fisicamente, ma anche psicologicamente. Il mio ritorno dopo tanti anni in CRI viene dopo un lavoro di crescita personale, aiutato anche da un periodo in cui ho praticato teatro-improvvisazione che mi ha aperto modi nuovi di vedere le cose. Adesso sono qui, sereno, perché sono veramente tornato a casa, faccio il volontario perché è il modo di vivere che mi piace: la possibilità di far parte di un mondo fantastico in cui ci si aiuta tutti a star meglio.” E finisce con una battuta: “Sono talmente attento agli altri che da anni lavoro in una azienda alimentare…mi preoccupo del loro cibo!” Per conoscere meglio la Cri scrivi a sviluppo@critrofarello.it oppure telefona al numero 011 6499588.