CENTRO – Oggi, 8 settembre, si ricorda la firma dell’armistizio della seconda guerra mondiale che provocò lo sbando delle truppe italiane. C’è ancora qualcuno che ricorda quel giorno, con gli occhi di un bambino e che, quello sbando di soldati che non sapevano che fare e dove andare, se lo ricorda ancora. Una storia di 8 settembre tutta trofarellese. E’ la storia di Felice Franco, classe 1933, che l’8 settembre 1943 di anni ne aveva dieci. «Il tempo passa ma la memoria rimane. Nel pomeriggio dell’8 settembre 1943 stavo giocando davanti alla chiesetta di Santa Croce in zona Cimavilla. Quando vidi tre giovani in divisa militare. Uno di questi mi chiese dove avrebbero potuto trovare qualche famiglia disposta a dargli degli abiti civili in cambio degli abiti militari che indossavano per non essere rastrellati dai soldati tedeschi per essere portati in Germania a causa della disfatta dell’esercito italiano – esordisce Franco Felice – Io sapevo, per aver sentito dire dai miei genitori, che c’era una famiglia di agricoltori disposta a dare questo tipo di aiuto. Così ho accompagnato i tre giovani in una cascina poco lontano, sempre a Cimavilla, e precisamente dalla famiglia di Carlo Rosso, mezzadro della cascina di proprietà Pallavicini Barucchi.
Proprio in questa cascina uno di loro trovò ospitalità fino alla fine della guerra: era Salvatore Lo Verso. Il secondo giovane, si chiamava Domenico Rigoli e trovò ospitalità in una famiglia attigua presso la casa della signorina Olga Moriondo. Il terzo giovane era Nino La Rovere e trovò ospitalità presso la famiglia di Giovanni Grossi. I tre giovani, che erano tutti della classe 1923 ed erano in servizio militare a Torino, terminata la guerra tornarono ai loro paesi di origine in Sicilia. Ma Trofarello aveva lasciato in loro un bel ricordo. Così, dopo essersi sposati tornarono a vivere in città, alla ricerca di lavoro, durante il boom economico del secondo dopoguerra. Perché per loro Trofarello era una ridente città che li aveva salvati da un possibile crudele destino. Il primo, Salvatore Lo Verso, apri un negozio di scarpe mentre gli altri due trovarono occupazione presso la casa
Villa di salute – conclude Franco Felice – Allora avevo solo 10 anni. Oggi di anni ne ho 89 ma ricordo quel momento come se fosse ieri, con la convinzione e la speranza di aver aiutato a salvare tre vite umane. Il mio 8 settembre è stato sicuramente una giornata di speranza».