CENTRO – Tre giorni di diretta Youtube con la città giapponese di Nagoya per il “Washoku japanese culture & food fest”, festival dedicato alla cultura del cibo giapponese. L’evento, dal 5 al 7 novembre, si tiene al Mercato Centrale Torino in Piazza della Repubblica 25, è patrocinato dalla Città di Torino e dal Consolato Generale del Giappone a Milano e rientra nelle iniziative dei “Nagoya Days”, le celebrazioni previste per il 15° anniversario del gemellaggio tra la città di Torino e quella di Nagoya. Tra i protagonisti di questo importante momento per parlare dello Jōdō ci sarà anche il trofarellese Dino Campagna, ex macchinista delle ferrovie che da 14 anni si è appassionato di questa particolare pratica. 71 anni, sposato, con due figli Campagna, oltre di Jōdō, è apassionato di pittura, canto e recitazione. Tutte arti che pratica con buoni risultati.
«Pratico questa disciplina da 14 anni. In Italia lo Jōdō è arrivato da una ventina di anni.si basa su tecniche che risalgono al 1600.attualmente la federazione giapponese ha cercato di ridurre la pericolosità della tecnica per rendere più sicura la pratica. Mi sono avvicinato a questa disciplina perché sono stato colpito dall’eleganza dei movimenti e per l’aspetto psicologico che esprime lo Jōdō. Molto interessante è proprio la postura che hanno i praticanti di questo questa disciplina nell’esecuzione dei loro esercizi. Il bagaglio tecnico del jodo si compone di un amplissima serie di kata, eseguiti sempre in coppia, in cui uno dei praticanti impugna un bastone di quercia lungo 128 centimetri, o una spada di quercia lunga 101 centimetri. I Kata sono eseguiti tenendo conto di distanza, ritmo, velocità, forza, secondo il grado del praticante. Tutti i kata sono divisi i sequenze di movimenti base, kihon, che aiutano la semplificazione e l’apprendimento, nonché la memoria muscolare. Lo scopo della pratica non è umiliare l’avversario ma il semplice controllo. Ma il principale scopo è il raggiungimento del benessere interiore, e della forza interiore, la cosiddetta Ki».