CENTRO – Si è spento alla fine di ottobre, ma le esequie devono ancora essere celebrate, Francesco Florian, 94 anni, autista dei potenti della Fiat, d amante del belcanto. Florian, classe 1927, era nato a Noventa di Piave nel veneto da famiglia benestante. Quinto di una numerosa famiglia, a sette anni perde il papà e rimane orfano con altri 6 fratelli e due sorelle. Il nonno aveva spostato i propri poderi dal trevigiano al veneziano per avvicinarsi alla propria famiglie e per coltivare terre più fertili e redditizie. Il trasferimento è però deleterio per la famiglia. I raccolti nei nuovi possedimenti prendono per cinque anni di seguito la grandine. Subito dopo la malattia e la morte del padre gettano la famiglia nella disperazione. La nonna si rimbocca le maniche e porta i propri figli avanti. Francesco, a sette anni, viene assegnato alla moglie di un ufficiale in cinta, alla quale farà poi praticamente da assistente al parto. Dopo la guerra i fratelli vengono in Piemonte. Francesco, dopo un periodo come bracciante a Cocconato, va a lavorare prima alla Riv Materie plastiche e successivamente alla Fiat, dove inizia la sua carriera. Il colloquio e la sua esperienza da autiere durante il militare infatti lo portano a diventare autista della direzione generale Fiat. Si trova ad accompagnare in auto tutti i direttori generali ed amministratori delegati del colosso automobilistico degli anni 60, a partire da Vittorio Valletta. Sempre come autista Fiat si trovò a lavorare per tutti gli eventi per cui l’azienda torinese dava le sponsorizzazioni. «Papà accompagnava personaggi del Cantagiro, Miss Italia e manifestazioni sportive – racconta il figlio Roberto Florian – La sua grande volontà di riscatto lo porta a lavorare molto e ad essere forse poco presente, anche se non ha mai fatto mancare nulla alla propria famiglia. Quando sono nato io, per essere più presente ha chiesto di essere assegnato ad altro incarico ed è diventato uomo di fiducia dei dirigenti Fiat. Nel 1982 è andato in pensione e si è dedicato al giardinaggio e poi alla realizzazione della casa proprio qui a Trofarello.
E’ stato anche un appassionato di canto ed ha cantato per la corale Stefano Tempia dove era stato introdotto dal direttore, don Virgilio Bellone. Con il lavoro ha poi dovuto rinunciare anche se la passione per canto e romanze gli è rimasta. Era un estimatore del Coro Haendel anche se, a causa della salute di mamma non ha mai potuto partecipare. L’amore per il canto gli era tornato in questi ultimi tempi, nella RSA doveva ha vissuto negli ultimi mesi, dove ha potuto riprendere a canticchiare».