ROMA – Giorgia D’Errico, trofarellese a Roma, eletta nella segreteria della FILT nazionale, ha lavorato accanto a Maurizio Landini fino a qualche giorno fa, nella sede storica della CGIL a Corso d’Italia, presa d’assalto e seriamente danneggiata dai fascisti nel pomeriggio di sabato.
Intanto, Giorgia, come stai?
«Molto scossa ma soprattutto tanto arrabbiata. Quello che è accaduto alla sede della CGIL sabato è la manifestazione di un virus, per restare in tema, molto più radicato nel tempo, che periodicamente si alimenta e strumentalizza i dubbi, le perplessità e le fragilità altrui per diffondere in realtà un pensiero che ha una definizione e un nome preciso: quello fascista. E non lo dico io o la CGIL. Lo rivendicano loro».
Pensi che ci sia un rischio di un passo indietro nel tempo?
«Trovo inaccettabile che in un Paese come il nostro, con la sua storia e le sue complessità, tutto questo avvenga spesso con grande leggerezza.
Il Fascismo è chiaramente respinto negli articoli della nostra Costituzione, dove nella XII disposizione transitoria e finale si dice “E` vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista “e inoltrevige la legge n. 645/1952, conosciuta come legge Scelba che é proprio una legge della Repubblica Italiana di attuazione della sopracitata disposizione transitoria e finale, che sanziona sanziona chiunque «promuova od organizzi sotto qualsiasi forma, la costituzione di un’associazione, di un movimento o di un gruppo avente le caratteristiche e perseguente le finalità di riorganizzazione del disciolto partito fascista, oppure chiunque pubblicamente esalti esponenti, princìpi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche».
In che modo hai saputo quanto stesse accadendo?
«Ero a vedere mio figlio giocare a calcio ma per raggiungere il campo abbiamo dovuto fare diverse deviazioni poiché le strade erano chiuse per consentire lo svolgimento della manifestazione no Vax a Piazza del Popolo; così ho avuto il classico sesto senso: da piazza del popolo a corso d’Italia, sede della CGIL nazionale, è un attimo.
Ho aperto immediatamente le agenzie di stampa per monitorare la situazione un po’ allarmata poiché da alcune settimane anche altre nostre sedi in Italia sono state prese di mira dai No Vax: un minuto prima, infatti, era stata battuta un’agenzia dove veniva annunciata l’occupazione della nostra sede. Da lì é iniziato il tam tam fra di noi e sono accorsi i primi compagni e compagne per vedere quanto stava accadendo ma tra forze di polizie e manifestanti, all’inizio il rapporto era impossibile».
Avete avuto molti danni?
«Si. Hanno distrutto e danneggiato tutto il piano terra. Compreso un quadro di Ennio Calabria che è stato completamente sventrato, hanno salvato Guttuso. Ma tutti gli strumenti di lavoro sono saltati per aria, hanno spaccato vetri, girato i mobili, scaraventato per terra scrivanie e librerie. C’erano tracce di sangue ovunque.
E poi si sono portati via il manifesto di Luciano Lama che avevamo all’ingresso, forse come trofeo.
La furia e la violenza con la quale tutto questo è avvenuto lascia senza parole. Entrare a vedere cosa fosse accaduto non è stato facile. Una commozione mista a rabbia si leggeva negli occhi di tutti noi.
Ora la sede di Corso d’Italia viene controllata a tutte le ore a turno, non per paura ma perché i luoghi della democrazia devono essere aperti e protetti».
Perché é accaduto secondo te?
«Mi verrebbe da dire perché da sempre, in queste situazioni, sono presi d’assalto i luoghi della democrazia, dove il lavoro resta ancora un diritto da proteggere e tutelare. E pensare che ad ogni tavolo di trattativa nei quali siamo coinvolti, poiché i lavoratori e le lavoratrici non si distinguono a secondo di quello che scelgono, tuteliamo anche coloro che hanno scelto di non vaccinarsi, nonostante la CGIL abbia più volte ribadito l’opportunità di rendere il vaccino obbligatorio.
Ma tutto questo non deve passare sotto gli occhi della paura o delle intimidazioni. CGIL, CISL E UIL organizzano sabato prossimo a Roma una manifestazione nazionale antifascista per il lavoro e la democrazia. Ed è fondamentale esserci. Un’altra risposta a quanto sta succedendo che non preoccupa solo la nostra organizzazione ma l’intero Paese, al quale qualcosa sta sfuggendo di mano e che non ci possiamo permettere di sottovalutare.
La prima risposta invece l’abbiamo data domenica durante il presidio e nelle sedi di tutta Italia che sono rimaste aperte ma sul merito ci eravamo interrogati nel 2018 con l’appello MAI PIÙ FASCISMI’ lanciato dalla Cgil insieme a 23 tra associazioni, partiti, sindacati e movimenti democratici nazionali per dire basta al moltiplicarsi nel Paese di episodi di violenza e razzismo gravi e preoccupanti».