VALLE SAUGLIO – Da Valle Sauglio al centro ricerche di Los Alamos National Laboratory, nel centro della migliore tecnologia mai esistita. Luigi Osmieri, originario di Valle Sauglio da qualche anno vive negli Stati Uniti. «Sono a tutti gli effetti un valsaugliese. Ho frequentato le elementari alla Cardinal Massaia e le medie alla Leopardi. Al Pininfarina le scuole superiori e ingegneria chimica al Politecnico. Nel 2011 ho conseguito la laurea specialistica e dopo un periodo di lavoro in una azienda a Settimo Torinese ho iniziato il dottorato di ricerca in ingegneria chimica al Politecnico. Nell’aprile 2016 ho concluso il dottorato e per un anno ho lavorato tra il Poli e l’università di Madrid. Cercavo comunque una esperienza da fare dopo il dottorato e sono arrivato a trasferirmi negli Stati Uniti con una situazione lavorativa più stabile ed una posizione più strutturata. Mi sono impiegato presso un ente di ricerca pubblico: il Laboratorio Nazionale di Ricerca sulle Energie Rinnovabili in Colorado, vicino a Denver. Qui ho fatto tre anni di esperienza durante i quali ho lavorato sulle celle a combustibile, tematiche relative all’utilizzo delle energie rinnovabili e l’utilizzo dell’idrogeno per propulsione di autoveicoli e generazione di energia elettrica per uso domestico. Questa esperienza di post-dottorato era collegata naturalmente alla mia esperienza fatta al Politecnico di Torino. La mia tesi infatti verteva sullo studio di catalizzatori privi di metalli nobili, con l’obiettivo di ridurre i costi di produzione delle celle a combustibile. Dopo mi sono trasferito nella attuale località presso il Los Alamos National Laboratory nel New Mexico, dove continuo a studiare le energie rinnovabili. Qui mi occupo principalmente dello studio di elettrolizzatori per la produzione del cosiddetto idrogeno verde. La tematica principale della mia ricerca è volta ad individuare materiali alternativi ai metalli nobili e poco costosi come il ferro o il cobalto, sempre con il fine ultimo di poter ampliare la diffusione di questi dispositivi elettrochimici che utilizzano l’energia elettrica per produrre idrogeno che poi può essere stoccato per riempire il serbatoio di un’automobile ad idrogeno o immesso in una rete per essere distribuito». Arriveremo mai ad avere un pianeta pulito? «C’è ancora tanto da fare soprattutto perché queste tecnologie richiedono un investimento iniziale da parte dei governi. Ci deve essere un input dei governi. Basare il discorso sull’aspetto economico diventa troppo difficile perché le attuali fonti di approvvigionamento tradizionali sono più diffuse e facili da utilizzare, ma con i risvolti dell’inquinamento e dei cambiamenti climatici. Per sfondare con le energie rinnovabili occorre una completa trasformazione. Dal mio punto di vista ci deve essere un grosso incentivo da parte degli stati. Il futuro potrebbe essere migliore, ma c’è ancora tanto da fare». Da Valle Sauglio a ricercatore nel mondo. Quali sono state le più grandi difficoltà? «Durante gli studi avevo fatto anche un Erasmus a Barcellona e quella esperienza mi ha fatto crescere culturalmente per aprirmi al mondo. Quando sono andato negli States ero già svezzato. Gli USA sono comunque una realtà molto diversa dalla Spagna e dall’Italia. Difficoltà oggettive sono la lontananza di amici e parenti. Riesco a tornare una volta all’anno, anche se, a causa della pandemia, mancavo da due anni. Nel 2020 mi sono sposato a Denver con mia moglie Maureen. Siamo sposati in comune ma contiamo di tornare a Valle Sauglio per il matrimonio ad aprile 2022. La vita è diventata meno gravosa. Nonostante le differenze mi trovo bene anche perché la zona è molto bella e poco congestionata. Il cuore resta a Trofarello ma il mio futuro ed il mio affetto ormai sono nel mondo».