I capelli rossi raccolti e pettinati con i codini. Una 600 bianca con fiorellini azzurri ed i segni dello zodiaco dipinti sulla carrozzeria come mezzo di trasporto. E’ il ricordo che la maggior parte di cittadini possono avere della maestra Rosalia Manassi che con quella auto girava per Trofarello. Si è spenta il 30 luglio, all’età di 87 anni, Rosalia Manassi che da una quarantina d’anni, dopo il raggiungimento della pensione, si era trasferita a Salò. Un animo sensibile di artista, come lo sono la maggior parte dei componenti della famiglia Manassi, prestata all’insegnamento. Insegnante elementare per decine di trofarellesi. Dolce ed originale amava particolarmente la musica ed il disegno, ma anche forme di arte meno consuete come l’uncinetto lavorato con lane colorate con cui faceva realizzare ai suoi allievi grandi fiori. Nata l’8 luglio 1934 era l’ultima di 10 figli. Si era trasferita a Trofarello negli anni ’40 insieme a tutta la famiglia, proveniente da Vobarno (Brescia), vicino al Lago di Garda, perché il papà aveva prima iniziato a collaborare con la ditta Lavaggi di cui poi era diventato dipendente. «Diventata signorina aveva intrapreso la carriera di maestra ed aveva iniziato a lavorare nei comuni vicini con delle supplenze a Cambiano e Tetti Rolle, per poi assumere una cattedra di ruolo a Trofarello dove è rimasta per una ventina d’anni – racconta il nipote Gabriele Manassi – I suoi allievi hanno ricordato sempre con affetto questa maestra non convenzionale. Lo dimostra il fatto che non passava una settimana senza che qualcuno dei suoi allievi mi chiedesse di lei. L’animo era sicuramente artistico musicale. Ha composto anche parecchie canzoni. Dal punto di vista delle arti figurative ha realizzato un centinaio di quadri. In particolare utilizzava una tecnica che prevedeva l’utilizzo di ricci di mare che pescava personalmente, essiccava e utilizzava per le sue composizioni. Negli anni ’80 è andata in pensione e si era trasferita a Govone, dove abitava con il fratello. Insieme a lui aveva aperto una azienda per la produzione di erbe officinali. Dopo una decina d’anni si è trasferita nei pressi dei suoli luoghi di origine, andando ad abitare a Salò – conclude il maestro Manassi – Un’altra caratteristica era la sua passione per l’astrologia che ha studiato in modo approfondito e per le auto bianche che ha sempre personalizzato disegnandovi fiori e segni zodiacali». Molti allievi ricordano la loro maestra. Tra le testimonianze che siamo riusciti a recuperare in questo periodo di vacanze c’è quella di una sua ex allieva, Carla Vairolatti: «Il mio ricordo risale a più di sessant’anni fa, quando frequentavo le elementari – esordisce la Vairolatti – Credo che il suo primo lavoro di supplenza fu con la mia classe femminile di metà viale. Al piano terreno c’eravamo noi bambine e al piano superiore i maschi.
In seconda una nostra compagna, Camilla Gambino, era morta di tetano e la sua fotografia appesa dietro la cattedra ci seguì per tutta la durata delle elementari.
La nostra insegnante era Maria Bertone e a me sembrava già anziana, in realtà fummo l’ultimo gruppo seguito da lei prima del suo pensionamento, ma non aveva più di quarant’anni.
Io l’adoravo, aveva destato in me la curiosità per la storia e l’attualità. Ci faceva leggere e commentare il giornale in classe e ancora oggi la ricordo con affetto.
Credo che abbia dovuto sottoporsi ad un piccolo intervento ed è in quell’occasione che arrivò nella nostra classe la fresca di diploma maestra Manassi.
Fu come una magia, la nostra insegnante aveva un grembiule di satin nero e i capelli castani grigiastri, la nuova arrivata era con fiammanti capelli rossi, un visino con le lentiggini e giovanissima.
Si accostò a noi bambini in punta di piedi, in silenzio ci studiò uno ad uno, come si osserva un fiore o un tramonto.
Era vibrante di un qualcosa d’indefinito che non capivo ma credo fosse la sua sensibilità di artista.
Per me è stato un incontro brevissimo, sicuramente tanti altri l’hanno conosciuta meglio.
Credo però che la sua essenza mi abbia toccata nel profondo.
Ha consolato le mie lacrime (temevo di aver perso la mia maestra per sempre) senza smancerie, facendomi però capire la sua comprensione per la mia emotività.
Oggi mi ha sorpreso il suo manifesto funebre e quell’episodio mi è tornato alla mente.
La voglio immaginare ora come un pulviscolo magico, fatto di musica e di colori, posarsi su fiori e erba rilucente come un fantastico arcobaleno, ecco, lei era un bellissimo arcobaleno».
Altro ricordo che siamo riusciti a reperire è di un altro allievo, Fabrizio Ogliaro che ha avuto la maestra come insegnante: «Di Lei ho dei brevi flash legati alla giovane età ed al tempo ormai trascorso. Ricordo la positività che ci trasmetteva di fronte alle “cose” della vita, il suo sorriso unito al rosso dei suoi capelli che, chi l’ha conosciuta, non potrà mai dimenticare.
Il suo modo di vedere la vita sempre a colori, aspetto che veniva fuori nella fantasia che metteva nell’insegnare a noi, piccoli scolari, dalle materie scolastiche fino alle varie componenti del mondo che ci circondava, dagli animali, ai fiori, fino al singolo filo d’erba che, ricordo, spiegarci con passione in una passeggiata a Madonna di Celle.
E, nel disegno, ricordo una vena artistica particolare, segno indiscutibile di famiglia se si pensa alla caratura, in ambito musicale, del fratello.
Voglio ricordarla così la maestra Rosalia – conclude Ogliaro – in un mondo pieno di colori che la accompagnino nel suo nuovo cammino».