La volpe, il D’Uva e i castelli di sabbia

Da qualche tempo sulla mia scrivania staziona una volpe. Un’amica furba che mi aiuta a superare le mie risapute ingenuità. «Ciao D’Uva. Come va? Sei tornato dalle vacanze?». Ma piantala che eri con me! Ti sei approfittato della mia buona fede e mi hai chiuso nella torre del castello di sabbia, appropriandoti della mia telecamera e dicendo tutte quelle cattiverie sui 20 anni trascorsi in comune da alcuni politici locali senza trasmettere il proprio sapere ai giovani. Così poverini ora si devono candidare un’altra volta per formare una classe dirigente nuova e preparata. Cosa hai da dire in tua discolpa? «Che se in 20 anni non sono riusciti a formare una classe dirigente, forse è meglio che cambino lavoro e che vengano con me a costruire anche loro castelli di sabbia. Che poi… tutta questa passione per la politica e tutta questa voglia di servire il paese. Mai nessuno che voglia servire facendo delle cose umili. Ma che, con lo stipendio da assessore o sindaco… son buoni tutti a servire il paese. Fai un giornale con 100 euro di pubblicità alla settimana, facendoti frantumare i cabazizi da tutto il mondo e vedi chi serve il paese davvero». Ma di che ti impicci tu. Screanzata e maleducata. Non è un problema tuo. Se vuoi fare il sindaco càndidati. «No grazie, molto più divertente rompergli il pasticciotto e lasciare ai politici il compito di costruire castelli in aria».

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