CENTRO – Rispunta dalla sabbia e dall’oblio il piastrino militare di Valter Bigi. Torinese, originario della provincia di Reggio Emilia, che a Trofarello ha l’unica figlia. La piastrina militare e la storia del suo proprietario hanno dietro di se una vera avventura. «La piastrina di Valter Bigi, è stata ritrovata ad El Alamein da un beduino ed è stata regalata ad un ragazzo italiano che per un certo periodo ha vissuto nella città del Governatorato di Matruh, del nord dell’Egitto sul mar Mediterraneo perché il padre era il responsabile del sacrario di El Alamein – racconta Maurizio De Angelis, presidente dell’associazione Gruppo Ricerche Storiche che ha curato la ricerca – Noi abbiamo fatto le nostre indagini attraverso i vari registri ed abbiamo scoperto che Valter Bigi, nato il 17 agosto 1921 a Cadelbosco di Sopra, Reggio Emilia, aveva effettivamente combattuto in quei luoghi ed era stato fatto prigioniero degli inglesi, dal 1942 al 1946, anno in cui rientra a Napoli a bordo di un bastimento. Gli è stata conferita la Croce al merito di guerra per le campagne d’Africa che ha svolto al servizio del 62º Reggimento fanteria motorizzato “Trento”. Nel 1947 si è sposato con Leonilda Davoli e negli anni ’50 si è trasferito a Torino dove era stato assunto all’Asl come capo commesso all’Ospedale Molinette. Qui è mancato il 17 giugno 1985. Un assessore di Torino ci ha comunicato che proprio a Trofarello vive una figlia. Nonostante la ricerca fatta attraverso dei gruppi di Facebook ed alcuni contatti con gli amministratori locali non siamo riusciti a metterci in contatto con la famiglia».
L’associazione di volontariato Gruppo Ricerche Storiche, si occupa di ricerche storiche tramite l’ausilio di metaldetector. «La nostra Associazione opera a carattere di volontariato principalmente nel territorio laziale, anche se è disponibile a svolgere il proprio operato su tutto il territorio nazionale – conclude Maurizio De Angelis – Siamo disponibili a collaborare con Musei, Comuni, Enti preposti o privati, Sovrintendenze ed altro, allo scopo di scoprire, studiare, valorizzare e divulgare quello che è il nostro patrimonio storico, e comunque in tutti quei casi in cui ci sia bisogno di effettuare una serie di prospezioni di superficie mediante l’utilizzo di metal detector». Ma facciamo un passo indietro e vediamo chi ha trovato il piastrino militare di Valter Bigi. Il piastrino in metallo per tutti questi anni è stato nelle mani di Michele Conte, ricercatore ed appassionato di storia militare. «Mio padre che era maresciallo della Folgore, dal 1991 al 1995, era stato inviato per conto del Commissariato per le onoranze funebri ai caduti in guerra in Egitto e di conseguenza è stato il direttore del Sacrario Militare di El Alamein per quattro anni. A quei tempi, mentre avevo tra 11 e 16 anni, ho vissuto in Egitto, ho fatto la scuola italiana tra Alessandria e Il Cairo.
Papà era distaccato al consolato gerale d’Italia ad Alessandria – racconta Conte – C’era un vecchio beduino, addetto alla manutenzione del sacrario che aveva il suo sgabuzzino proprio nella torre dell’edificio. Faceva un piccolo commercio di gadget come bossoli di proiettile, bottoni ed altri piccoli oggetti che trovava rastrellando della sabbia, vendendoli poi ai pochi turisti che passavano. Era molto affezionato a me e mia sorella e ci ha sempre riempito di questi oggettini. Tra questi oggetti c’era anche il piastrino di Bigi che io ho custodito gelosamente fino al mio rientro in Italia. E’ nelle mie mani dal 1996. Al rientro in Italia ho provato in ogni modo di contattare qualcuno perché volevo assolutamente restituire il piastrino al proprietario o ai suoi parenti. Purtroppo la ricerca non ha dato frutti fino a quando mi sono imbattuto nell’associazione di De Angelis che mi ha permesso di individuare il luogo in cui poteva abitare il signor Bigi – conclude Conte – Una vera soddisfazione riuscire a poter riconsegnare nelle mani dei parenti il piastrino».
Emozionata anche la figlia del reduce, Carla Bigi, trofarellese, che Città è riuscita a rintracciare solo lunedì mattina, dando quindi un piccolo contributo alla chiusura di questa storia: «Sono veramente contenta di questo ritrovamento. Il piastrino che mi sarà consegnato presto sarà per me un ricordo meraviglioso ed è un regalo inaspettato – commenta Carla Bigi – Il papà raccontava poco della sua prigionia nel campo degli inglesi in Egitto dove era stato imprigionato. Diceva però sempre che, secondo lui, erano peggio dei tedeschi perchè tenevano i prigionieri sulle spine alimentando false speranze su ogni cosa, rimandando sempre all’indomami. Papà comunque diceva che i prigionieri erano trattati molto male. Quella prigionia fu per lui una vera agonia anche se fu un po’ più fortunato per via della sua prestanza atletica e per lo sport che praticava. Papà infatti tirava di box e nel campo lo utilizzavano per tenere il morale delle truppe alte con gli incontri di box. Per questo veniva trattato un po’ meglio degli altri. Un pochino meglio. Ciò non tolse che al suo ritorno in Italia tutta quella sabbia del deserto gli aveva rovinato irrimediabilmente i reni, tanto che glie ne venna asportato uno subito dopo il rientro in patria. Il secondo rene gli venne asportato, dopo 25 anni, negli anni ‘80, costringendolo alla dialisi cui venne condannato fino a quando sopraggiunse la morte nel 1985». Fondamentale anche l’aiuto del sindaco Visca che lunedì mattina è letteralmente andato a cercare la figlia dell’ex reduce per darle la notizia del ritrovamento del piastrino e di tutta l’operazione in corso. «Siamo felicissimi del ritrovamento ed organizzeremo una funzione pubblica per la riconsegna del piastrino alla figlia di questo soldato – commenta il sindaco Visca – Siamo anche molto grati ai volontari di questa associazione ed al signor Conte che hanno restituito alla famiglia questo piccolo ma importantissimo oggetto. A settembre organizzeremo un momento ufficiale per la restituzione dell piastrino alla famiglia con la partecipazione di questi volontari».