CENTRO – A quasi un anno e mezzo dall’inizio della pandemia e dai primi lockdown si sente aria di ripresa lenta e graduale anche per i locali della città. Iniziamo a fare un giro per fotografare come hanno vissuto alcune realtà economiche le chiusure totali o parziali e come vedono il futuro nella ripresa. «Arriviamo da due anni veramente imbarazzanti da ogni punto di vista. Spaventosi, terrorizzanti, sfiducianti, ma alla fine, come tutte le cose pare si sia arrivati al termine e che si possa tornare piano piano alla normalità. E’ un po’ quello che immagino vogliamo un po’ tutti: le attività commerciali e tutti quanti – commenta e spiega Matteo Losito del Caffè Vergnano – I lockdown sono stati distruttivi. Ogni attività si è dovuta reinventare per andare avanti. Inventare quel qualcosa che gli permettesse di vedere un po’ più in la. Questo ci accomuna tutti quanti insieme e, da buoni italiani, penso che abbiamo fatto tutti un grande lavoro. Speriamo che tutto questo finisca presto. Già oggi vedo molto più ottimismo nella clientela in genere e nella vita quotidiana. Speriamo di tornare a lavorare e vivere nella massima comodità e serenità, lasciandoci questa storia alle spalle come un brutto ricordo che ci ha sicuramente insegnato qualcosa am rimane pur sempre un brutto ricordo».
«Non ho mai vissuto un periodo così brutto nella mia vita – commenta Angelo Santoro della Caffetteria Perugini – Quando è arrivato il primo lockdown arrivavo da un periodo di grande lavoro ed ero stanchissimo. Un mese a casa non mi è dispiaciuto anche perché qualche piccolo intervento dello stato con i ristori è arrivato. Successivamente abbiamo dovuto fare dei sacrifici importanti per andare avanti. Anche quando abbiamo riaperto in zona rossa ho capito che avremmo dovuto lavorare perché gli aiuti non sarebbero stati sufficienti per pagare le spese – continua Santoro – Adesso non so cosa ci aspetta per il futuro. Noi siamo qui che ci impegnamo. Sono stato anche male ed ho avuto il Covid. Mi spiace che lo Stato non ci abbia dato tutta l’assistenza che avrebbe dovuto darci. Non parlo dei primi momenti della pandemia, quando nessuno sapeva cosa fare. Ciò che mi è dispiaciuto è che non ha attuato tutte quelle politiche e di aiuti sociali alla popolazione soprattutto in un secondo momento e ci hanno lasciato nelle mani del lockdown come soluzione a tutti i problemi. Cosa che peraltro è la soluzione più semplice: è il popolo che si deve dar da fare, è il popolo che deve stare chiuso in casa, è il popolo che non si deve contagiare. Ma se non si fa niente per far si che le infrastrutture con cui interagisci funzionino a dovere non hai fatto niente. Tutto il lavoro l’abbiamo dovuto fare noi, così come tutti i sacrifici. Hanno fatto sì che le partite iva come bar e ristoranti ne pagassero le onseguenze più pesanti. Gli enti governativi si sono limitati a dirci che siamo stati bravi o giudiziosi. Se siamo stati un popolo intelligente. Mi aspettavo molto di più dalle istituzioni, lo dico con grande tristezza. Speravo uscisse il meglio di noi, in una situazione del genere. Invece è uscito il peggio e questo mi dispiace molto. Spero che si torni ad una normalità ma credo che la ripresa ci sarà fra molto tempo e non si vedrà prima di qualche anno».