Da qualche tempo sulla mia scrivania staziona una volpe. Un’amica furba che mi aiuta a superare le mie risapute ingenuità. «E siamo arrivati a dicembre» gongola quasi ridacchiando la mia volpe. «Sì. Cosa vuoi dirmi? Come mai questo improvviso interessamento per i mesi?» le chiedo. «A gennaio poi arriva il 2021». «Sì anche questo è vero. Quindi?» inizio a perdere la pazienza. E lei con il consueto sarcasmo: «Nel 2021 si vota. Si andrà alle urne e sento bollire la pentola della politica locale fatte di alleanze. Ci sarà da ridere quest’anno perché vedo tutti pronti alle griglie di partenza ma son quasi certo che la pandemia giocherà un brutto scherzo ai nostri candidati papabili, papati e papi. Ma anche pupi e pupari saranno impaperati da questo depauperamento della politica locale». «Hai sniffato qualcosa di illecito?» chiedo alla mia volpe. «No. Ho annusato la voglia di potere e la realtà di un inevitabile rinvio delle elezioni. Le urne portano assembramento e le griglie da usare sono rallentate». «Boh? Chi ti capisce è bravo».