Tra i banchi di scuola dell’Era Covid – Difficoltà e risultati della ripartenza

CENTRO – Dopo tanti dubbi, incertezze, dibattiti, preoccupazione, ma anche speranza e fiducia, il mondo della scuola è ripartito. Sono molte le precauzioni adottate per permettere a tanti bambini e ragazzi di tornare in quei luoghi dove più di ogni altro viene plasmato il mondo di domani. Con Città abbiamo ascoltato direttamente le voci dei ragazzi delle scuole superiori, per vedere da vicino come viene vissuto questo momento tanto delicato, quanto fondamentale.

Daniele Balbo

Daniele Balbo – Istituto tecnico Pininfarina – elenca le principali misure adottate: «A scuola ognuno ha il proprio banco a un metro di distanza. In ogni aula ci sono dei contenitori per igienizzare le mani. Nel momento in cui ci alziamo o cambiamo aula dobbiamo indossare la mascherina, possiamo non averla mentre siamo seduti al nostro banco. Gli ingressi a scuola sono scaglionati in termini di orario e vengono utilizzati diversi cancelli, che normalmente non venivano usati. La temperatura viene misurata a casa e segnata in un’autodichiarazione da consegnare al mattino. In caso ci si dimentichi tale documento, la temperatura viene misurata prima di entrare. Durante l’intervallo ognuno deve rimanere al proprio posto». Tra le difficoltà maggiori riscontrate da Daniele c’è «la mancanza dello stare insieme durante l’intervallo, e anche il fatto di non poter fare sport di contatto durante l’ora di educazione fisica».

Chiara Varesano

Chiara Varesano – Istituto Regina Margherita – si sofferma principalmente sul fatto che «Il vero problema non è all’interno dell’edificio scolastico ma al di fuori, poiché la mattina davanti ai cancelli della scuola si forma un grande assembramento di persone: qui molti ragazzi non indossano la mascherina e non rispettano il distanziamento. Inoltre, molte volte capita di vedere persone che, non capendo quello che si dicono, abbassano la mascherina per farsi comprendere. Altro tasto dolente sono sicuramente i trasporti con i mezzi pubblici, con cui la maggior parte degli studenti arriva a scuola: ovviamente negli orari di punta sono molto pieni e il distanziamento sociale è impossibile da rispettare». Chiara prosegue poi sottolineando alcune difficoltà legate al rapporto con i docenti. «Se dicessi che il rapporto con i professori è lo stesso di prima sicuramente mentirei, a partire dalla frequentazione stessa dalla scuola, che nel mio caso è a settimane alterne. Ne consegue che è impossibile che i professori si rapportino in maniera uguale, soprattutto a fronte del fatto che ancora molte lezioni sono fatte da casa con tutti i problemi “tecnologici” che già abbiamo affrontato durante la quarantena». Chiara vede mutati anche alcuni atteggiamenti dei docenti, e riporta un esempio significativo: «Oggi sono stata particolarmente colpita dal discorso della mia insegnante di italiano riferito al periodo che abbiamo vissuto: ci ha domandato le nostre paure sull’impossibilità di aver vissuto a pieno la nostra vita, chiedendoci se ci fosse mancato qualcosa, se fossimo stati capaci di guardare al futuro con speranza. Personalmente trovo abbastanza tenebroso un discorso di questo genere, vista la necessità di affrontare la ripartenza della scuola come un nuovo inizio e non come un momento per rimuginare su ciò che è stato. Inoltre più volte mi è capitato di sentire da diversi professori la frase “dobbiamo muoverci a svolgere programma prima che arrivi il prossimo lo lockdown”: secondo me queste fasi sono un po’ azzardate, sarebbe meglio lasciare certe valutazioni agli esperti».

Davide Carena

Davide Carena – Istituto Copernico-Luxembourg – sottolinea un problema già sollevato da Chiara: «Il distanziamento è complicato, soprattutto durante l’entrata e l’uscita, in quanto si creano caos e assembramenti. Ci sono diverse entrate, ma siamo tanti.
Ci sono due campanelle ma questo non risolve molto il problema, soprattutto perché sono distanziate di soli cinque minuti l’una dall’altra». Sul tema mascherina, Davide mette in risalto una distinzione di non poco conto. «La mia classe è composta da sole dieci persone, quindi tra i banchi c’è distanza a sufficienza per permetterci di togliere la mascherina quando siamo al nostro posto. Per altre classi più numerose non è così: gli alunni devono tenerla sempre. In generale le misure vengono rispettate sia dai ragazzi sia dai professori. Molti docenti tengono la mascherina mentre spiegano anche se potrebbero non farlo. Poi ogni nuovo professore che entra igienizza sedia e cattedra». Sulle difficoltà relazionali Davide non sembra essere troppo preoccupato. «Di fatto riusciamo sempre a parlarci, durante l’intervallo possiamo alzarci mantenendo le distanze, e quindi riusciamo a fare tutto ciò che bene o male ci consente di mantenere buoni rapporti tra di noi». Anche in tema di insegnamento Davide non nota cambiamenti: «Non è cambiato nulla nell’ insegnamento. Le lezioni si svolgono come sempre. Ovviamente le cose cambierebbero se una classe dovesse essere messa in quarantena. Lì si ricorrerebbe nuovamente alla didattica a distanza. A tale proposito c’è qualche docente che pensa che tenendo duro si potrà evitare di tornare alla didattica a distanza, ma la maggior parte pensa che prima o poi ci sarà una nuova chiusura: è già passato un foglio in cui ogni studente deve segnare il suo equipaggiamento elettronico.
Da parte mia, come anche di molti miei compagni, penso che o si prendono provvedimenti più seri per quanto riguarda l’entrata e l’uscita o altrimenti sarà davvero difficile non ritornare alle lezioni da casa: se non una nuova chiusura totale, sicuramente a turno le classi verranno messe in quarantena. Tuttavia penso che anche nel caso in cui si richiudesse potremmo essere ben equipaggiati e pronti».

Davide Lucchetta

Difficoltà e risultati della ripartenza

Daniela Gastaldi

CENTRO – Intervista alla Vicepreside dell’istituto comprensivo di Trofarello, la Professoressa Gastaldi, che illustra in maniera completa tutte le fasi, le misure, le difficoltà e i risultati della ripartenza scolastica.
Quali difficoltà nell’implementazione delle norme dettate dal Ministero? «Le difficoltà più grosse nell’organizzazione del contenimento del contagio le abbiamo ritrovate nel capire le richieste del Ministero e nel realizzare e seguire istruzioni confuse, contraddittorie e diverse a seconda che si trattasse di misure nazionali o regionali. La stessa autocertificazione che i genitori devono compilare prima di riportare a scuola i ragazzi e i bambini assenti è stata stilata in più versioni e richiede in ogni caso interpretazioni che possono variare a seconda che a leggere siano genitori, insegnanti o pediatri. Noi stiamo ricompilando per l’ennesima volta un protocollo che pubblicheremo sul sito della scuola e faremo arrivare a tutti i genitori. Le cose semplici e immediate evidentemente non piacciono ai politici o agli alti vertici! I materiali necessari al contenimento del contagio – gel disinfettanti, mascherine per insegnanti e studenti – stanno arrivando con una buona precisione, riusciamo a distribuire tutte le mattine a tutti gli alunni le mascherine che vengono indossate per la giornata e poi buttate via. Sono arrivati i termo scanner regalati dal Comune per misurare la febbre all’ingresso a scuola e arriveranno i banchi singoli per il plesso “Rodari”, sempre offerti dal Comune. E sono arrivati i banchi a rotelle promessi dal commissario Arcuri del Ministero».
Quali sono le principali misure adottate per contenere il contagio e qual è il grado di rispetto da parte di alunni e insegnanti?
«Gli insegnanti hanno iniziato a lavorare a scuola intorno al 20 agosto per organizzare i vari plessi: ingressi differenziati; postazioni separate per le classi all’esterno degli edifici scolastici; percorsi diversi per ogni classe, segnalati da nastro adesivo in terra nei vari corridoi; distanziamento dei banchi e delle cattedre; programmazione degli orari e dei turni di intervallo; protocollo di segnalazione delle assenze classe per classe e delle uscite di ogni ragazzo per il bagno, in modo che tutti possano essere tracciati in qualunque momento della giornata e in qualunque giorno del mese, in caso di contagio; turni e postazioni all’esterno per fare in modo che si possano fare lezioni e intervalli all’aria aperta, sempre nel rispetto del distanziamento classe per classe; organizzazione quotidiana della misurazione della febbre e della distribuzione delle mascherine; turni della mensa; uscite dalla scuola ecc».
Cambia l’insegnamento? Si punta tanto a parlare del periodo trascorso? C’è urgenza di recuperare coi programmi?
«I docenti tutti hanno lavorato, durante la Didattica a Distanza, in modo eccelso: i programmi sono stati completati già a fine anno scolastico scorso e, dall’inizio di questo, si sta lavorando su un ripasso e su eventuali integrazioni. L’insegnamento non cambia, siamo pronti per una eventuale DaD integrata fosse necessario. I docenti certamente hanno parlato e parlano del periodo trascorso, per ricominciare una vita scolastica “normale”, che è poi quella che vogliamo e che fa tanto bene ai ragazzi. I programmi anche quest’anno verranno completati, magari con qualche “ritocco” richiesto dalla situazione».
Come vengono educati i ragazzi al rispetto delle misure? Quali “sanzioni” per il non rispetto, posto che già è difficile tenere una classe nella normalità? C’è collaborazione da parte delle famiglie?
«I ragazzi, come al solito, si adattano molto più facilmente degli adulti alle situazioni nuove e difficili: sono splendidi! Rispettosi, ordinati, precisi, non spaventati e allegri anche in questo frangente. E’ bastato un giro nelle classi – parlo delle medie ma le spiegazioni delle maestre della primaria hanno ottenuto lo stesso effetto – per far capire che le “sanzioni” quest’anno potrebbero essere molto pesanti in caso di non rispetto delle regole, ma penso che non ce ne sarebbe stato bisogno: i ragazzi hanno capito e si sono abituati velocemente alle nuove disposizioni. Le famiglie stanno collaborando in modo lodevole e, come sempre, chiedo comprensione per chi ce la sta mettendo tutta per far sì che tutto vada come deve andare e non ci siano casi di contagio a scuola. Vorrei solo comunicare alle famiglie che gli insegnanti si trovano ad affrontare per la prima volta una pandemia e non è mai stato previsto un corso di aggiornamento dal titolo “Come gestire tutto di colpo un virus che non abbiamo mai visto e come essere preparatissimi su una cosa che non pensavamo potesse esistere”. Nonostante ciò, dopo soli 15 giorni dall’inizio della scuola le cose sembrano andare comunque bene e iniziano ad essere “rodate”. Il problema più grosso, in questo momento, sono gli insegnanti che il Provveditorato non ci manda!»
Un parere generale personale su come si sta affrontando il tutto?
«Direi che tutti, ma proprio tutti, stanno affrontando il problema gestione Covid-19 in modo eccelso: la scuola, i collaboratori scolastici, il Comune, le famiglie. Un ringraziamento enorme va alle Associazioni che stanno collaborando in modo volontario, al Comitato Genitori e naturalmente ai ragazzi, che rispettano le regole e, probabilmente, portano a casa, anche in quelle famiglie magari un po’ “negazioniste”, la loro voglia di sconfiggere questo bruttissimo virus. Come sempre il mio consiglio personale è quello di usare il buon senso: le regole ci sono, ma il buon senso, usato tanto e sempre, è quello che alla fine porta il risultato!» Davide Lucchetta

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