Si è spento all’età di 97 anni don Giovanni Griva. Si è spento a Santena, nella casa di famiglia, dove ha vissuto da quando era andato in pensione, lasciando il posto di parroco di Trofarello a don Sergio Fedrigo. Ad ottobre don Giovanni avrebbe festeggiato 74 anni di sacerdozio. Ex parroco di Trofarello e per anni, prima che scoppiasse il Coronavirus, cappellano della casa di riposo Trisoglio. Don Giovanni Griva era legato a doppio filo con Trofarello dove ha fatto il parroco per 21 anni, dal 1986 al 2007. Comprensibile quindi il legame della città con questo prete tutto d’un pezzo che dall’alto dei suoi 97 anni fino a qualche mese fa ha ancora celebrato le messe, come cappellano della casa di riposo Trisoglio o sostituito il parroco don Sergio Fedrigo in occasione di esercizi spirituali o ritiri. Nato l’11 maggio 1923 era stato ordinato sacerdote il 29 giugno del 1946 dal vescovo della diocesi di Torino, cardinale Maurilio Fossati. Papà di don Griva è Giovan Battista Griva, la mamma è Anna Chicco. Viene battezzato lo stesso giorno della nascita da don Antonio Serra, nella vecchia chiesetta dell’Oratorio dedicata a San Luigi, che in quegli anni svolgeva il compito di chiesa parrocchiale. Nel 1930 riceve la Cresima, nella settimana di festeggiamenti per l’inaugurazione della nuova chiesa parrocchiale, con un numerosissimo gruppo di ragazzi (387) e di ragazze (363). La mamma Anna aveva tre zii canonici, e uno di questi, Lodovico, penitenziere presso il Duomo di Torino, aveva fondato la parrocchia di Vallongo grazie ad una consistente donazione. La famiglia di don Giovanni e l’intero ambiente in cui nasce hanno in sé tracce di una fede profonda, che don Giovanni stesso descrive come la molla ispiratrice della sua chiamata. Tra i suoi primi ricordi c’è l’immagine del nonno in camicia e cuffia da notte che si sveglia sereno la domenica mattina e lo porta a Messa per fare il chierichetto. “Nduma a Messa”. Era anche molto vispo il piccolo Giovannino con le sue monellate tra un fienile e l’altro nei giochi da bambino.
Da quelle alzate mattutine per la messa inizia il cammino spirituale di don Giovanni, non privo di interrogativi e dubbi sulla sua vocazione, dissolti con la lettura attenta della parabola del giovane ricco che squarciò ogni dubbio su ciò che voleva fare da grande. Dopo l’ordinazione sacerdotale, il 29 giugno 1946, viene nominato prima cappellano dei Mutilatini di don Gnocchi, presso l’attuale Villa Gualino, allora “Colonia 3 gennaio”, canonico della basilica del Corpus Domini. Da questo momento in poi inizia la sua opera assistenziale. Il Cardinal Fossati gli affida infatti l’O.D.A. (Opera diocesana assistenza). Contemporaneamente, nel 1979, viene messo a capo della parrocchia di san Giuseppe Benedetto Cottolengo in Torino dove resterà fino al 1986, quando viene assegnato a Trofarello, dove resterà fino al 2007. A parte la nomea di ristrutturatore di edifici sacri abbandonati come la Chiesa di Santa Croce e lo stesso Santuario di Madonna di Celle, don Griva si rivela un grande programmatore di attività assistenziali e con la Fondazione Agape, la Giovannea e l’Arciconfraternita dello Spirito Santo mette in piedi un colosso del terzo settore dedicato all’assistenza di anziani e disabili con un occhio languido verso il grande rimpianto della sua vita: la missione. Con la fondazione Tamburelli infatti costruisce pozzi, scuole, infermerie in Mali. Un esempio di sacerdozio attivo che da prete di provincia lo ha portato a diventare testimone della cristianità nel mondo. Oggi vola in paradiso, anche lì troverà qualche grande opera da realizzare.